Scrollare, scrollare, fortissimamente scrollare. Ecco quando continuare a scorrere col dito sullo smartphone rischia di far male alla salute.
«Sì, scrollare». Se fosse ancora tra noi, forse il grande Lucio Battisti avrebbe potuto dedicare una delle sue meravigliose canzoni a un’abitudine che negli ultimi anni si è diffusa sempre più, complice il boom degli smartphone e dei social network.
Chi più chi meno, tutti noi siamo diventati “scrollatori”. Ogni giorno le nostre dita scorrono rapidamente sullo schermo del telefono alla ricerca di nuovi contenuti da visualizzare: notizie, foto, video, commenti sui social, ecc. Lo scrolling è un gesto apparentemente innocuo, spontaneo e naturale. Scrollare all’infinito – si dice appunto «infinite scrolling» – però non sembra essere precisamente un toccasana per il nostro cervello. Al contrario c’è chi parla di una vera e propria trappola capace di precipitarci nel maelstrom dei comportamenti compulsivi. Una vera e propria dipendenza insomma.
Scrolling sullo smartphone, un gesto che può danneggiare la nostra salute
Drogati di scrolling? Qualcosa di molto simile. Si parla infatti del rischio di cadere nel cosiddetto «doom-scrolling», infilandosi a capofitto in quella che ha tutte le sembianze di un’autentica dipendenza. Talvolta scorrere sul display diventa qualcosa di maniacale: una sorta di bulimia delle scrollate che alla fine porta alcuni a passare ore a fare scrolling senza nemmeno accorgersi del tempo che passa.
Del resto lo scrolling è una funzionalità introdotta dalle maggiori piattaforme social – e non soltanto da loro – allo scopo di farci passare più tempo possibile sul web, connessi ai vari Instagram, Facebook, TikTok ecc. Smettere di scrollare come se non ci fosse un domani non è facile, in sostanza.
Alla base delle scrolling, questo gesto che facciamo con disinvoltura e in maniera quasi inconsapevole, si trova infatti una motivazione psicologica. Si tratta di quello che è noto come «condizionamento strumentale». Non mancano gli studi che evidenziano come scrollare porti a generare un piacere gratificante dovuto al rilascio di dopamina, meglio nota come l’ormone della felicità.
C’è da preoccuparsi? Diciamo che occorre prendere delle contromisure quando la situazione inizia a farsi seria. Quando cominciamo a notare che giorno dopo giorno aumenta il tempo trascorso a scrollare per ricavare piacere e gratificazione è facile che la zona rossa della dipendenza sia vicina o addirittura sia già stata varcata. Non bisogna sottovalutare il rischio di assuefazione specialmente quando il gesto dello scroll diventa praticamente automatico e una sorta di risposta alla noia.
Bisogna interrogarsi se ci accorgiamo che il nostro telefono è diventato ben più che una innocente, episodica evasione quanto piuttosto uno strumento consolatorio da utilizzare come un passatempo in ogni momento della giornata. Quando realizziamo che “consumiamo” lo smartphone in maniera compulsiva, con avidità senza fine, forse è il caso di correre ai ripari.