Un breve excursus sui prezzi praticati da Samsung per i suoi smartphone di punta della gamma Galaxy S.
I nuovi Galaxy S21 hanno fatto da apripista alle principali strategie abbozzate da Samsung per il 2021. Il rimando non dev’essere unicamente inteso verso l’implementazione del supporto alla S-Pen (ancorché sdoganato appannaggio del solo Galaxy S21 Ultra, per inciso il più completo smartphone Samsung presentato finora) o alla rimozione del caricatore e degli auricolari dalla confezione ufficiale (peraltro destinata ad essere riproposta anche nell’immediato prosieguo), bensì ai piani meramente commerciali approntati dal produttore di Seoul, nell’ottica di un migliore andamento delle vendite, stante anche l’attuale momento storico che stiamo vivendo.
In effetti, una delle peculiarità distintive dei nuovi smartphone Galaxy S top di gamma è senza dubbio il prezzo, più basso se rapportato agli ormai predecessori – sebbene ancora moderni ed attualissimi – Galaxy S20 e, aggiungiamo noi ulteriormente, Galaxy Note 20. Una strategia senza dubbio intelligente, e non soltanto per la crisi epidemiologica ancora in atto: le vendite raggranellate dai modelli di scorsa generazione non hanno infatti raggiunto il risultato sperato, indi per cui proseguire con un incremento dei listini (o quantomeno pareggiarli) avrebbe certamente ingenerato una ulteriore flessione nei ricavi, specie se consideriamo l’ormai ingente flotta di ragguardevolissimi smartphone di fascia media, finanche 5G presenti sul mercato.
La sottolineatura circa la riduzione dei prezzi di partenza dei nuovi smartphone Galaxy S non è, ad ogni buon conto, completamente errata, anche perché non si tratta di un mero unicum. Spostando l’angolo visuale al di là degli attuali modelli (o di quelli di generazione precedente), possiamo infatti notare come anche in passato si sia riproposta una tale strategia, sebbene circoscritta in pochissimi accadimenti. In tal senso, vale la pena focalizzare l’attenzione sui listini dell’intera gamma Galaxy S destinata a rimpinguare il segmento di fascia alta del mercato mobile, mettendo ovviamente di canto qualsivoglia altra variante per così dire “minore” (ivi comprese le edizioni Fan e, precedentemente, Lite, giacché destinate a settori più improntati sul rapporto qualità-prezzo).
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Galaxy S debuttò in Italia nel 2010 a 549 euro
Ebbene, il primo capostipite della famiglia Galaxy S venne commercializzato in Italia ad un prezzo di partenza di 549 euro, facendo segnare negli anni successivi un incremento dei listini: l’apprezzatissimo Galaxy S2 debuttò l’anno successivo a 599 euro (ossia 50 euro in più rispetto al predecessore), mentre l’esborso necessario per acquistare l’ancor più completo Galaxy S3 fu addirittura ancor più sostanziale (699 euro, con uno scarto di 100 euro se confrontato alla vecchia generazione).
Vale la pena sottolineare la strategia abbozzata da Samsung nella forbice temporale compresa tra il 2012 e il 2014, dal momento che i top di gamma della famiglia Galaxy S non registrarono alcun incremento dei listini: i 699 euro caratterizzanti il vecchio Galaxy S3 vennero infatti riproposti anche per Galaxy S4 e Galaxy S5, malgrado la presenza in quest’ultimo modello dell’inedito lettore di impronte digitali.
Con Galaxy S6, Samsung ha ripreso la propria marcia verso l’innalzamento dei prezzi dei suoi più blasonati portabandiera: il top di gamma coreano del 2015 venne infatti commercializzato in Italia ad un costo di partenza di 739 euro, tramutatisi in addirittura 889 euro se volgiamo lo sguardo alla inedita variante Edge. In effetti, le modifiche abbozzate dal colosso di Seoul furono sostanziali, tanto sull’hardware che sull’estetica, impreziosita per la prima volta da materiali nobili.
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I nuovi Galaxy S21 come il vecchio (ed apprezzato) Galaxy S7?
L’approdo sul mercato di Galaxy S7 è invece segnato – sulla falsariga degli attuali Galaxy S21 – da una riduzione dei listini: lo smartphone Samsung del 2016 fu infatti proposto ad un prezzo di partenza di 10 euro in meno rispetto al modello precedente, mentre l’esborso fu ancora più convincente focalizzando l’attenzione sulla versione Edge (839 euro, ossia 60 euro in meno se rapportati al vecchio modello). Ed è proprio tale gamma che ottenne il maggiore successo, facendo registrare numeri importanti, con evidente apprezzamento della strategia abbozzata da Samsung.
Il resto è storia nota, giacché caratterizzata da un incremento via via maggiore dei listini: Galaxy S8 fu commercializzato in Italia ad un prezzo di partenza di 829 euro, mentre il modello di generazione successiva arrivò a toccare 899 euro. Nuova soglia di stabilità, invece, con l’ufficializzazione della gamma Galaxy S10 (avente per l’appunto i medesimi prezzi del predecessore), mentre il più recente Galaxy S20 riuscì a sfondare quota 900 e superare, almeno con riguardo al modello più rifinito, quota 1.000.
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Samsung sembra dunque essere tornata ai tempi di Galaxy S7, mettendo in mostra un’analoga strategia, improntata per l’appunto sulla riduzione dei prezzi di listino dei suoi più importanti portabandiera. E chissà che i nuovi Galaxy S21 non riescano a bissare l’importante successo raccolto dall’ormai storica gamma commercializzata nel 2016.