Chissà se ora Facebook farà qualcosa. I suoi dipendenti hanno segnalato trafficanti di droga e di essere umani, fare il proprio comodo sul noto social di cui Mark Zuckerberg è il CEO.
La risposta dell’azienda non è stata direttamente proporzionata alla gravità dei fatti. Una non moderazione all’altezza della situazione. Ma ora che scende in campo un altro gigante della tecnologia, come Apple, le cose potrebbero cambiare.
Tutto nasce da un’inchieste del Wall Street, secondo cui i dipendenti di Facebook hanno lanciato allarmi a più riprese su come la piattaforma viene utilizzato nei paesi in via di sviluppo, dove la sua base di utenti è già enorme e in espansione.
Inchiesta Wall Street Journal: l’AI di Facebook non riesce a tradurre tutte le lingue utilizzate
Numerosi documenti interni di Facebook, di cui il noto quotidiano internazionale di New York sarebbe venuto in possesso, mostrano come i dipendenti della piattaforma statunitense abbiano lanciano allarmi su come le sue piattaforme vengono utilizzate in alcuni paesi in via di sviluppo. Ma mostrano anche la risposta dell’azienda, che in molti casi è inadeguata o addirittura nulla.
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I dipendenti hanno segnalato che i trafficanti di esseri umani in Medio Oriente hanno utilizzato Facebook per attirare le donne in situazioni di lavoro abusivo, trattate come schiave o costrette a svolgere attività sessuali. Hanno avvertito perfino che i gruppi armati in Etiopia stavano usando Facebook per incitare alla violenza contro le minoranze etniche. Secondo i documenti, hanno inviato avvisi ai loro capi sulla vendita di organi, sulla pornografia e sull’azione del governo contro il dissenso politico.
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La risposta di Facebook sarebbe stata quasi un pro forma, senza aver analizzato la gravità della situazione, una risposta di routine, come se tutto non fosse importante: al massimo vengono rimosse alcune pagine, anche se molte altre operano apertamente, sempre secondo i documenti in possesso del Wall Street Journal.
Un portavoce di Facebook ha risposto alle indagini del Wall Street, riprese perfino al New York Timese, con un misero tweet: “Come chiarisce lo stesso Wall Street Journal – si legge – abbiamo un team di esperti che ci aiutano a scoprire modelli di comportamento dannoso in modo da poterli interrompere. Abbiamo probabilmente più esperti e risorse dedicate a questo lavoro di qualsiasi altra azienda di tecnologia di consumo al mondo“. Intanto, però, si arrabbia perfino Apple.
Da Cupertino si sono mossi all’istante. Apple è stata una delle poche aziende a schierarsi apertamente contro il social network più utilizzato al mondo, minacciando nuovamente la rimozione dell’applicazione dall’App Store, sulla falsa riga di quanto accaduto a seguito di un’inchiesta della BBC in cui, già nel 2019, si evidenziava come dei trafficanti di schiavi usassero Facebook per coordinarsi.
In realtà, secondo il Wall Strett Journal, Facebook sfrutta un’Intelligenza Artificiale come moderatrice di contenuti, che però non sarebbe in grado di rilevare la maggior parte delle lingue utilizzate sul social. Già, il problema starebbe tutto qui: l’AI di Facebook, con tutta la forza, il denaro e il personale dell’azienda, non sarebbe in grado di gestire le varie lingue parlate sul pianeta per tradurre ciò che viene detto sulla piattaforma. Da qui l’impossibilità di risolvere una questione che meriterebbe molta più attenzione.