Attacco Ransomware ai danni del brand degli snack confezionati più famoso d’Italia: rubati file, documenti d’identità e contratti aziendali, ma la società non vuole pagare i malviventi.
Un nuovo attacco informatico colpisce una nota azienda italiana. Nel 2020 era toccato a big come Enel e Luxottica, la scorsa estate alla Geox e solo qualche giorno fa alla Siae, la società che raccoglie e distribuisce le royalty di autori ed editori. E sono solo alcuni esempi. Ora è la volta di un altro pezzo da novanta tra i produttori italiani: la San Carlo, azienda leader nel settore degli snack confezionati, vittima di un attacco ransomware. Ancora in corso l’inventario del danno, ma tra i dati trafugati dovrebbero esserci documenti d’identità, contratti, budget e fatturati.
Tra lockdown e migrazione digitale, il tema della cyber security è diventato centrale durante gli ultimi due anni. Il ransomware, in particolare, è tra gli attacchi hacker cresciuti di più in questo lasso di tempo. Per i pochi che ancora non sapessero di cosa parliamo, si tratta del sequestro o del congelamento dei dati di un’organizzazione, costretta a pagare un riscatto per riaverli indietro. Memorabile il caso di Colonial Pipeline, il grande distributore di risorse energetiche dell’area sud-occidentale degli USA, bloccato proprio da questo tipo di sabotaggio lo scorso maggio. Per tornare a funzionare, l’azienda sborsò circa 4,5 milioni di dollari in bitcoin.
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Stavolta la malcapitata è la San Carlo. Secondo quanto apprende l’agenzia AGI, i sistemi informatici della popolare casa delle patatine sono stati infettati con un ransomware detto cryptolocker, lo stesso cioè che ha colpito Siae e Regione Lazio solo un paio di mesi fa. Il malware in questione è appunto in grado di rendere i file inaccessibili tramite crittografia. L’attacco sarebbe stato perpetrato venerdì 22 ottobre e rivendicato il 25 dal gruppo Conti, già in passato protagonista di imprese analoghe. Conti ha messo in mostra solo 58,66 mb di dati sul proprio sito sul dark web. Si tratta con ogni probabilità della punta dell’iceberg. Polizia Postale e Procura di Milano stanno già indagando.
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Non si sa quale cifra sia stata chiesta a San Carlo, che però ha già fatto sapere di non aver alcuna intenzione di pagare, forte del back-up dei dati e del fatto di non aver subito contraccolpi in termini operazioni: “Sono state immediatamente attivate tutte le procedure di sicurezza per isolare e contenere la minaccia. Al momento alcuni servizi informatici sono solo parzialmente funzionanti, ma l’operatività del Gruppo è comunque garantita, dalla produzione, alla distribuzione, alla vendita dei nostri prodotti”.
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