La notizia è arrivata durante il Black Friday, quando Google ed Apple avrebbe dovuto prendere (di più) e non dare. Se salata o meno, fate vobis, sta di fatto che L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha chiuso due istruttorie sanzionando il colosso di Mountain View e quello di Cupertino con il massimo edittale secondo la normativa vigente, equamente diviso.
Entrambe hanno violato le norme sul codice del consumo, tra cui la mancata fornitura di informazioni sufficienti ai clienti e il ricorso a “metodi aggressivi” nell’uso dei loro dati per fini commerciali.
“Né Apple né Google – si legge in uno stralcio della nota ufficiale – hanno fornito informazioni chiare e immediate sull’acquisizione e l’utilizzo dei dati degli utenti a fini commerciali“. Da qui i 20 milioni di multa: dieci per Big G, dieci per la super azienda californiana di cui Tim Cook è il CEO.
Il Garante, dunque, ha stabilito che i due giganti della tecnologia “non hanno fornito informazioni chiare e immediate sull’acquisizione e sull’uso dei dati degli utenti a fini commerciali”. Occhi puntati in particolare su Google. Che sia nella fase di creazione dell’account, indispensabile per l’utilizzo di tutti i servizi offerti, sia durante l’utilizzo dei servizi stessi, ha omesso “informazioni rilevanti di cui il consumatore ha bisogno per decidere consapevolmente di accettare che la società raccolga e usi a fini commerciali le proprie informazioni personali”.
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Big G sostiene che la scelta di trasferire i dati dei consumatori a Google per fini commerciali, non è una decisione di natura commerciale, ma che i dati non rappresentano il costo che i consumatori sostengono per utilizzare i Servizi Google e, di conseguenza, “è da escludersi che la decisione dei consumatori di trasferire i loro dati a Google a fini commerciali possa essere considerata una decisione di natura commerciale, ai sensi del Codice del Consumo”.
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La replica di Apple, la cui attività promozionale è basata su una modalità di acquisizione del consenso all’uso dei dati degli utenti a fini commerciali senza prevedere per il consumatore la possibilità di scelta preventiva ed espressa sulla condivisione dei propri dati, non tarda ad arrivare.
“Crediamo che l’opinione dell’Autorità sia sbagliata e faremo ricorso contro la decisione – tuona da Cupertino, in una nota ufficiale – Apple è da tempo impegnata nella protezione della privacy dei nostri utenti e lavoriamo con il massimo impegno per progettare prodotti e funzionalità che proteggano i dati. Diamo a tutti gli utenti un livello di trasparenza e controllo all’avanguardia nel settore, in modo che possano scegliere quali informazioni condividere, e come vengono utilizzate”.
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