Google Maps è un’applicazione il cui modello di routing è in continua evoluzione. Il colosso di Moutain View sta puntando a migliorarla ulteriore sin dall’inizio del 2021, con diversi aggiornamenti di nuova generazione che si basano sulle mutevoli tendenze nel mercato automobilistico, nel suo complesso.
Una di queste, per esempio, non è più il suggerimento del percorso più veloce verso una destinazione specifica, ma quello con la minore impronta di carbonio. In altre parole, Google vuole aiutare i conducenti a ridurre il consumo di carburante e la configurazione di Maps per fornire percorsi più efficienti è un modo per farlo. Non solo.
A giugno Google Maps ha lanciato un’altra novità. Questa feature consente di determinare quando i conducenti frenano bruscamente, il che in genere significa una maggiore probabilità di incidenti, così da fornire ad altri percorsi alternativi, più sicuri.
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Se un’auto sulla strada decelera bruscamente, il conducente del veicolo dietro deve agire velocemente e frenare con forza, costringendo infine quello dietro a compiere la stessa manovra. In queste condizioni, però, il calcolo delle probabilità di un incidente aumenta notevolmente aumentata, direttamente proporzionato alla velocità.
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La funzione di Google Maps può determinare i percorsi in cui i conducenti hanno maggiori probabilità di frenare, il che dovrebbe migliorare sostanzialmente la sicurezza sulle strade pubbliche.
Si stima, infatti, che oltre 100 milioni di possibilità di brusche frenate potrebbero essere eliminati ogni anno, se Google Maps venisse implementato correttamente e i conducenti finissero per seguire percorsi più sicuri.
Prima che Google Maps possa fornire ai conducenti percorsi più sicuri, l’applicazione deve determinare quale sono le strade dove c’è una maggiore probabilità di frenata brusca. Per questo, Big G si affida ai dati raccolti dai conducenti che utilizzano Google Maps, per questo il colosso di Mountain View è particolarmente interessato ai due diversi set di informazioni.
Innanzitutto, sono i dati generati dai sensori in bundle con i dispositivi mobili. Ad esempio, sensori come accelerometri e giroscopi possono aiutare a determinare quando si verifica un’improvvisa decelerazione, fornendo così dati preziosi alla nuova funzione. Ma Google sa benissimo che affidarsi esclusivamente ai sensori è troppo rischioso, semplicemente perché ci sono molti fattori che potrebbero innescare una decelerazione improvvisa. Un esempio può essere qualcuno lascia semplicemente cadere lo smartphone nel portabicchieri: affidarsi a un sensore, in questo caso, significherebbe far credere che si sta effettuando una brusca frenata, fraintendendo il tutto: un falso allarme che Big G deve tenere in considerazione, altrimenti può essere vero tutto. E il suo esatto contrario.
Per questo Google sta elaborando altre informazioni, utilizzando un sistema intelligente basato sui percorsi che Maps può fornire sullo smartphone, ma anche sul display dell’auto per chi utilizza Android Auto: se una frenata brusca viene segnalata dai sensori, il sistema basato sull’intelligenza artificiale di Google può guardare cosa è successo esattamente e determinare se c’è stato un improvviso rallentamento, oppure nessun pericolo in vista. Meglio così.
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