Lo studio, sponsorizzato dalla società americana Yelp e condotto dalla Columbia Law School e Harward Business School, porta sul banco delle accuse, nuove prove sulla presunta manipolazione dei risultati di ricerca da parte di Google, come in p
Lo studio, sponsorizzato dalla società americana Yelp e condotto dalla Columbia Law School e Harward Business School, porta sul banco delle accuse, nuove prove sulla presunta manipolazione dei risultati di ricerca da parte di Google, come in passato sostenuto sia dall’antitrust americana, sia da quella Europea.
Se da oltreoceano il caso si è chiuso in un nulla di fatto, in Europa la questione sembra andare in direzione opposta, con una ipotesi di maxi multa a carico di Google.
Secondo l’UE, Google manipola i risultati di ricerca avvantaggiando i propri servizi a danno dei concorrenti. Sempre secondo le accuse, la scarsa trasparenza nei risultati di ricerca che fa si che, per molte ricerche, compaiano un numero ristretto di operatori mentre altri, sostanzialmente simili, non vengono riportati se non nelle pagine successive.
Come potete immaginare, un potere tanto grande da poter di fatto decidere quali siti far crescere e quali invece no, con danni, spesso eclatanti, a seguito di aggiornamenti e filtri spesso non perfetti.
In passato, ci sono stati casi clamorosi come quello di Kelkoo, un servizio di comparazione prezzi, letteralmente sparito da Google quando, tecnicamente parlando, forniva e fornisce tutt’ora un servizio migliore di Google Shopping.
Lo studio sopracitato, riguarda i risultati di ricerca locali. Su un campione di 2690 volontari, è stato evidenziato come la maggior parte degli utenti preferisce i risultati differenti dai servizi Google.
Uno studio che comunque non porta reale valore all’impianto accusatorio nei confronti di Google perchè palesemente viziato nella forma.
Tuttavia, Google dovrebbe impegnarsi maggiormente a fornire una certa neutralità, garantendo a tutti i siti pari requisiti di accesso, cosa che oggi non avviene.