Tutti i possessori di vecchi smartphone Android 6.0 e successivi potranno sperimentare una importante aggiunta dedicata alla privacy.
In un contesto dove le novità dell’ultimo grido vengono riservate quasi esclusivamente agli smartphone più recenti, Google decide invece di guardare anche al passato, estendendo un’apprezzata funzionalità a tutti i dispositivi aggiornati almeno ad Android 6.0 Marshmallow.
Una mossa certamente meritevole di attenzione, ancor più se consideriamo l’oggetto specifico dell’ultima (se così si può dire) novità di Google, ossia l’auto-reset dei permessi alle applicazioni. Non si tratta infatti di un’aggiunta dell’ultima ora e i possessori di smartphone o tablet caratterizzati dall’ultimo Android 11 (major release che ha fatto appunto da musa ispiratrice per l’ufficializzazione della funzione in questione) avranno senz’altro avuto modo di sperimentarla, anche solo indirettamente.
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Come funziona l’auto-reset dei permessi alle app
Per chi non la conoscesse, tale funzione prevedrà appunto il ripristino automatico dei permessi che vengono solitamente concessi alle app installate sul dispositivo qualora quest’ultime non vengano poi utilizzate dall’utente dopo un certo periodo di tempo. Il motivo? La necessità di tutelare meglio la privacy dei consumatori: non ha senso, infatti, lasciare attivi permessi – anche importanti, in taluni casi – a quelle applicazioni che poi finiscono nel dimenticatoio. In ragione di ciò, la scelta di Google assume una valenza importante, giacché estende una funzione senz’altro meritevole di attenzione a beneficio di quegli smartphone o tablet più datati, coprendo così l’intera schiera di dispositivi commercializzati a livello globale.
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Come preannunciato in apertura di articolo, l’auto-reset dei permessi alle applicazioni sarà attivo di default su tutti quei dispositivi aggiornati almeno ad Android 6.0 Marshmallow. Esisterà, ad ogni buon conto, la possibilità di disattivare l’aggiunta in tutta autonomia, così come puntualizzato nell’apposita pagina dell’Android Developers Blog di Google: basterà, a tale stregua, che lo smartphone o tablet sia aggiornato alle API 29 o precedenti.