Sembra esserci aria di una batosta per Google, il colosso del web utilizzato da milioni di persone in tutto il mondo. L’azienda americana è sotto accusa, ma vediamo cosa sta succedendo nel dettaglio.
Parlare di Google è come parlare di qualcosa di molto familiare, visto che sono milioni le persone che lo usano praticamente ogni giorno appena aprono il computer.
“La risposta è dentro di te. Oppure su Google“. Questa frase famosissima contiene una grande verità, ovvero quella che non c’è cosa che non si cerchi sul famoso motore di ricerca.
Su Google sicuramente si trova!
Queste frasi sembrano scherzose, ma in realtà nascondono un dato di fatto assoluto, ovvero quello che Google è il motore di ricerca più famoso ed usato della storia, un punto di riferimento per milioni di persone che ogni giorno lo usano, sia sul computer che sul cellulare.
L’azienda americana nel tempo ha ampliato la gamma dei prodotti e servizi per gli utenti, fino al colpaccio con l’acquisto dell’altro colosso del web, Youtube. Google e Youtube sono due punti fermi per tutti, e non c’è ricerca che non passi per questi siti. E come dimenticare la nascita di Google Immagini, legata all’iconico vestito indossato nel 2000 dall’allora giovanissima Jennifer Lopez ai Grammy Awards, la cui foto fu talmente ricercata sul sito, da convincere l’azienda a dare vita alla ricerca per immagini. Il Jungle Dress di Versace, di fatto, ha segnato un pezzo di storia.
Google e la denuncia per monopolio
Ma per quanto Google sia un vero e proprio colosso, anche i colossi a volte possono vacillare. Ed infatti, secondo quanto riporta Bloomberg, all’azienda americana hanno fatto causa il Dipartimento di Giustizia e ben 8 stati federati (California, Colorado, Connecticut, New Jersey, New York, Rhode Island, Tennessee e Virginia); il motivo sarebbe monopolio illegale riguardante la pubblicità online.
Secondo il giornale internazionale, nella denuncia – presentata il 24 gennaio – si afferma che “Google abusa del suo potere monopolistico per svantaggiare gli editori di siti web e gli inserzionisti che osano utilizzare prodotti di tecnologia pubblicitaria della concorrenza alla ricerca di risultati di qualità superiore o a basso costo”. In particolare si chiede un chiarimento sulla gestione dei ricavi dalle inserzioni pubblicitarie, che rappresenterebbero l’80 per cento del suo fatturato. Ma non è la prima volta che il colosso americano subisce una denuncia da parte del Dipartimento di Giustizia americano: già nel 2020, infatti, la società era stata denunciata per monopolio nella ricerca.
La denuncia spiega che “il comportamento anticoncorrenziale di Google ha aumentato le barriere all’ingresso a livelli artificialmente elevati, ha costretto i concorrenti chiave ad abbandonare il mercato per gli strumenti tecnologici pubblicitari, oltre a dissuadere i potenziali concorrenti dall’adesione al mercato, lasciando i pochi concorrenti rimanenti emarginati e ingiustamente svantaggiati”.
Il colosso di contro, spiega che “Nessuno è costretto a usare le nostre tecnologie pubblicitarie: scelgono di usarle perché sono efficaci”, andando a sottolineare come sia potente il nome di Google nella testa delle persone.