Partirà il 10 maggio prossimo la fase di sperimentazione del Green Pass europeo. Coinvolti quindici territori del Vecchio Continente, tra cui anche l’Italia.
Sebbene non si possa ancora parlare di battesimo, esiste comunque una data da cerchiare in rosso nel calendario della ripartenza. Il dieci maggio prenderà infatti il via la sperimentazione del cosiddetto “Green Pass europeo“, il certificato che dovrebbe rilanciare l’industria del turismo coniugando sicurezza e voglia impellente di tornare alla normalità. Una sorta di stress test, in attesa di un debutto teoricamente già calendarizzato per la fine di giugno. Molto dipenderà comunque dai negoziati tra il Parlamento e il Consiglio europeo, che dovranno approntare le linee guida per l’adozione dello strumento da parte di ciascuno dei Paesi del Vecchio Continente.
L’attenzione, ad ogni modo, è tutta rivolta alla data del dieci maggio. La propedeutica fase di sperimentazione permetterà infatti di saggiare la tenuta del sistema e oliare i meccanismi distintivi in vista dell’auspicata data di esordio vera e propria. L’Italia avrà il merito di far da apripista, essendo stata inclusa dalla Commissione europea nella lista dei quindici paesi che avranno l’onore e l’onere di testare in anteprima le potenzialità dello strumento.
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La funzione del Green Pass europeo è già nota. Si tratta di un certificato gratuito – disponibile in formato cartaceo o digitale – che darà modo ai cittadini del Vecchio Continente di potersi spostare liberamente e in tutta sicurezza negli Stati membri, attestando l’avvenuta vaccinazione contro il Covid-19 (e finanche il numero di dosi ricevute), la negatività di un tampone (molecolare o rapido) oppure la guarigione dal coronavirus, da accertare ovviamente mediante test; in quest’ultimo caso, il pass avrà comunque una validità di sei mesi. I dati saranno condensati in un QR code, protetto da un sofisticato sistema di doppia chiave crittografica. La Francia si è addirittura spinta oltre, incorporando il certificato all’interno dell’app di tracciamento dei contagi da coronavirus (l’equivalente dell’italiana “Immuni”, tanto per intenderci).
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Ogni Stato membro avrà il compito di regolamentare l’ingresso nel proprio territorio, giacché trattasi di competenze nazionali sulle quali l’Unione Europea può soltanto offrire mere raccomandazioni, dunque non vincolanti. Resta, comunque, sullo sfondo il pieno rispetto dei crismi della privacy personale.
La sperimentazione farà chiarezza sulle potenzialità del certificato, il cui raggio d’azione potrebbe addirittura essere esteso sino ad abbracciare attività trasversali. In particolare, allo studio delle autorità nazionali vi sarebbe la possibilità di utilizzare il Green Pass europeo come chiave di accesso per manifestazioni ed eventi (spettacoli, mostre, competizioni sportive) ricomprese nel territorio dello Stato membro.
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