Di mese in mese si fa sempre più vicina l’uscita di GTA 6, del quale in concreto esiste solo un trailer. E si prevede che rappresenterà un momento di rottura, nel bene e nel male.
GTA 6 dovrebbe uscire tra la fine del 2025 e la prima parte del 2026. E come sempre accade ad ogni grande uscita targata Rockstar Games, anche questo sesto episodio della storica serie di Grand Theft Auto farà terra bruciata intorno a sé. Il kolossal che vedrà il ritorno di Vice City dopo circa ventidue anni di distanza dall’ultimo capitolo principale lì ambientato (per l’appunto GTA Vice City, poi ci fu anche l’episodio spin-off GTA Vice City Stories del 2006, n.d.r.) causa da sempre il cambio delle date di uscita previste di altri videogiochi.
Perché non c’è dubbio che tra GTA 6 ed il videogioco x, y, z, nove utenti su dieci preferiranno spendere i loro soldi per acquistare il primo anziché qualsiasi altra cosa. Era stato così per Grand Theft Auto V nel 2013 e la cosa si era ripetuta per il pregevole Red Dead Redemption 2 nell’autunno del 2018. Dopo una dozzina di anni, torneremo a rubare auto, a compiere rapine ed a vivere una storia nei meandri della malavita in una megalapoli statunitense, con anche degli importanti risvolti morali. In Grand Theft Auto infatti non si deve per forza essere cattivi, pur compiendo azioni contro la legge.
GTA 6 ha richiesto almeno undici anni di lavoro massacrante
Non c’è dubbio che, sul lato tecnico, GTA 6 sarà sontuoso. Gli sviluppatori di Rockstar Games ci stanno lavorando su da almeno il 2014, con anche dei periodi di cosiddetto crunch. Ovvero di straordinari devastanti. Sul lato gameplay sappiamo che impersoneremo Lucia ed il suo amante Jason, da utilizzare in fasi diverse del gioco. Si parla da tempo però anche di alcuni aspetti critici che riguardano questa opera mastodontica. Rockstar Games è tra le pochissime software house a potersi permettere il lusso di andare a colpo sicuro: i suoi prodotti riescono sempre a piazzare milioni e milioni di copie.
Altre case invece, pur impiegando anni per creare i loro videogiochi, in caso di flop, di mezzo flop o anche di vendite buone ma non buonissime, si ritrovano a dovere affrontare delle situazioni difficili. Non a caso i licenziamenti nel settore sono sempre molto alti ogni anno, purtroppo. A fronte però – ed anche questo va detto – di dirigenti che invece conservano il loro posto e si autoconcedono pure dei lauti bonus, oppure si fanno da parte con delle fuoriuscite multi milionarie.
Il fatto però è che questo modo di fare, che vede Rockstar come braccio e Take-Two Interactive Software, Inc come mente, non è più sostenibile per l’industria dei videogiochi. C’è anche il celebre esempio di CD Project Red con Cyberpunk 2077, il cui sviluppo è durato anni ed era passato pure per un reset totale. Alla fine, quando uscì dopo alcuni rinvii a fine 2022, il videogioco dello studio polacco risultava pieno di lacune e bello solo da vedere, per altro esclusivamente su pc. Ci sono voluti altre tre anni per rendere completo Cyberpunk 2077, con tanti videogiocatori che nel frattempo si sono sentiti presi in giro.
Quanto costerà GTA 6 in euro?
Tutto questo per dire che gli sforzi del settore videoludico sono diventati troppo eccessivi, anche quando si ha una base inattaccabile come nel caso di Rockstar. E non è detto poi che possa piacere a tutti, al di là delle indubbie dozzine e dozzine di milioni di copie che GTA 6 riuscirà a far registrare.
Anche i precedenti GTA IV e V avevano subito delle critiche per via del carisma dei protagonisti o di soluzioni narrative giudicate non all’altezza. E poi c’è un’altra polemica: con tutta probabilità, Take Two si sentirà legittimata a vendere la versione standard di GTA 6 alla bellezza di 100 euro.
Cifra che, fino a qualche anno fa, serviva per comprare delle limited edition e che una quindicina di anni fa invece poteva risultare quasi sufficiente per l’acquisto di una collector’s edition. Quest’ultime invece costano uno sproposito ormai, ed in certi casi neppure contengono il videogioco in questione. Nemmeno con un codice per la versione digitale.
Ok il prezzo è giusto?
È giusto pagare così tanto? Il rischio è quello di accentuare ancora di più il precedente freschissimo che Nintendo ha messo in atto con il suo Mario Kart World per Switch 2, che in edizione fisica costerà ben 89,90 euro in edizione fisica e 79,90 euro in quella digitale. Ma sensibilmente di più rispetto ai prezzi dei giochi per Switch. E sarà così anche per altri giochi di Switch 2, in uscita il 5 giugno 2025, come ad esempio Donkey Kong Bananza.
Questa cosa può scatenare quasi una sorta di gara al rialzo con la giustificazione, da parte del publisher di turno, che il gioco proposto è di alto valore, in nome degli anni di sviluppo che ci sono voluti e delle ore di fruizione che garantirà. Cose che già accadevano in passato però, e che ora succedono in un momento in cui la congiuntura economica non è certo favorevole.
Alla fine tutto quanto è legato alle preferenze personali ed al considerare se valga la pena o no sostenere un esborso simile, ad un prezzo che in certi casi ti potrebbe consentire di comprare a 100 euro anche più di due o tre videogiochi persino relativamente recenti. Ma a quel prezzo per un singolo videogame l’asticella dovrà essere alta, altissima, con innovazioni sia dal lato tecnico che della giocabilità a giustificare una spesa del genere.