Una dichiarazione shock rilasciata da un ex dipendente Amazon ad alcune pubblicazioni statunitensi rivelerebbe condotte fortemente lesive della privacy
Un’inchiesta condotta in collaborazione da Wired e Reveal avrebbe fatto luce su condotte non proprio edificanti da parte di alcuni dipendenti Amazon. Sulla base di diverse testimonianze riportate da ex-lavoratori del gigante dell’e-commerce, pare che i lavoratori dell’azienda fondata da Jeff Bezos siano dediti a spiare e spettegolare sugli acquisti effettuati dai VIP. E per dar concretezza al discorso, ci sarebbero anche alcuni nomi illustri coinvolti in quel che le due fonti dell’inchiesta hanno etichettato come “l’hobby preferito dei dipendenti Amazon”: si parla del rapper statunitense Kanye West, degli attori del film Avengers e persino di “una celebrity che aveva acquistato alcuni vibratori”.
Accuse certamente importanti, per le quali un ex responsabile del servizio clienti Amazon si è limitato laconicamente a dire che “lo fanno tutti”, quasi a voler accampare scuse o giustificazioni rispetto a un’evidente stortura della privacy e delle politiche della stessa azienda americana. Questo perché gli acquisti su Amazon non sono anonimi e basterebbe pochissimo per spulciare sulla vita privata di VIP e non solo.
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La risposta di Amazon
La notizia ha ovviamente fatto il giro della rete, costringendo Amazon a prender posizione sul punto. Il gigante dell’e-commerce ha voluto smarcarsi dalle accuse, respingendo i presunti problemi alla privacy in ragione dell’inconsistenza e inconducibilità di prove che suggeriscono che “i dati siano mai stati esposti al di fuori del sistema interno”. Oltre a contestare gli addebiti mossi verso i propri dipendenti, Amazon ha voluto rimarcare il proprio impegno nell’investimento in tecnologie, strumenti e procedure atti a difendere la privacy di tutti gli iscritti alla piattaforma.
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In ogni caso, Amazon non sarebbe né la prima né l’ultima azienda ad essere finita al centro di inchieste sui presunti comportamenti tenuti dai dipendenti, che sfrutterebbero la propria posizione e l’accesso ai panel interni per spiare gli utenti.