Il presidente di IBM si è detto pessimista sull’immediata risoluzione della carenza di microchip.
La crisi di approvvigionamento dei semiconduttori sta tenendo in forte apprensione svariate aziende tecnologiche. Il malcontento per una situazione a dir poco inaspettata serpeggia ormai da mesi ed è rilanciato in queste ore anche da IBM, che a mezzo del suo presidente ha fatto capire che il tunnel verso l’uscita non accenna neppure ad intravedersi. “La congiuntura potrebbe durare per almeno altri due anni” – ha infatti affermato laconicamente Jim Whitehurst nel corso di una intervista rilasciata al quotidiano americano BBC. La previsione del dirigente non appare ad ogni modo isolata, ma va nella stessa direzione espressa dalla rivale Intel soltanto qualche settimana fa.
La carenza di microchip ha certamente un suo impatto non trascurabile, interessando a cascata diversi settori della produzione tecnologica. La crisi appare una stretta conseguenza dell’emergenza pandemica, dove la crescente domanda di televisori, computer, smartphone e console – alimentata dalle restrizioni alla circolazione e dal lockdown – si è intersecata con la chiusura di molte fabbriche, riconducibile sia per ragioni di contenimento dei contagi da Covid-19, sia per motivazioni squisitamente economiche imposte a fronte di bilanci in profondo rosso. Il 2020 ha insomma acceso la miccia e quest’anno – ma a questo punto anche quelli successivi – se ne pagano le conseguenze, destinate ad impattare il ciclo di produzione dei sodalizi impegnati nel settore tecnologico.
Abbiamo già riportato, in quest’ottica, alcune mosse adottate in corso d’opera da svariati leader del mondo smartphone: Samsung, ad esempio, ha deciso di cestinare – quantomeno per quest’anno – il chiacchierato lancio dei primi smartphone pieghevoli economici, mentre Huawei ha tagliato la fornitura di dispositivi appartenenti alla fascia bassa del mercato, concentrando il proprio sguardo verso i top di gamma. Siamo certi, ad ogni buon conto, che mosse di analoga tenuta siano già al vaglio di altri player, piccoli o grandi che siano.
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Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, si è dimostrato tutt’altro che insensibile verso un problema di natura marcatamente economica. “E’ una priorità assoluta e immediata” – ha affermato il numero uno della Casa Bianca, che guarda già ad un piano di aiuti finanziari per sostenere i giganti impegnati nell’industria tecnologica e delle auto. Proprio quello delle autovetture è infatti uno dei settori maggiormente colpiti, a tal punto da mettere in moto previsioni pessimistiche da parte degli esperti: Mark Zandi, economista di Moody’s Analytics, si aspetta una forte contrazione nella vendita di nuove automobili per tutto il 2021.
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Dal suo canto, Whitehurst ha suggerito alcuni modi alternativi per soddisfare la domanda dei consumatori: “Un esempio potrebbe essere il riutilizzo di componenti” – ha detto il presidente di IBM – “ma anche l’estensione della vita di alcuni tipi di tecnologie informatiche, oppure ancora accelerare gli investimenti negli impianti di fabbricazione“.
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