L’e-commerce low-cost nel mirino del governo francese: la piattaforma Wish rischia la rimozione dai motori di ricerca e dagli store in seguito a un’indagine sulla pericolosità dei prodotti
Una delle dei più grandi e popolari piattaforme di e-commerce low cost, Wish, in attività dal 2010, è finita nel mirino del governo francese ed è ora sotto indagine con l’accusa di vendere prodotti pericolosi, non in linea le norme europee.
La Direzione Generale per la Concorrenza, del Consumo e della Repressione delle Frodi francese (DGCCRF) ha condotto un’indagine su un totale di 140 prodotti in vendita sul sito, con esito a dir poco inquietante. Il 95% degli articoli nella categoria di elettronica non era conforme agli standard di legge, e il 90% è risultato pericoloso per i consumatori.
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Tra questi prodotti figurano adattatori di alimentazione e stringhe di luci esterne con il rischio di produrre scosse elettriche, giocattoli (45%) che possono causare il soffocamento e bigiotteria (62%) contente metalli pesanti e tossici come piombo e cadmio. In seguito all’indagine, il governo francese ha richiesto la deindicizzazione della piattaforma dai motori di ricerca e dagli app store, con l’eventualità di procedere con la messa al bando totale dal territorio francese qualora le disposizioni non fossero rispettate.
È la prima volta in Francia che, per ordine del governo, un sito viene rimosso dai motori di ricerca. Il ministro dell’Economia francese Bruno La Maire ha dichiarato che “non c’è motivo di tollerare online ciò che non accettiamo nei negozi fisici”. Wish, l’azienda con sede a San Francisco e con 90 milioni di utenti attivi ogni mese in tutto il mondo, ha affermato di essere sempre impegnata per un dialogo costruttivo con le autorità e di aver soddisfatto le richieste di ritiro degli articoli entro 24 ore.
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Il problema maggiore è che spesso i prodotti ritornano sul sito con un altro nome. In Francia, le sanzioni per questo tipo di violazioni sono severe, e possono arrivare fino al 10% del fatturato annuo: ciò potrebbe compromettere significativamente l’azienda americana. La piattaforma ha comunque intenzione di intraprendere azioni legali per contestare le accuse e le restrizioni considerate “illegali e sproporzionate”.
Nel 2019 Wish è stata già denunciata da un’associazione britannica con le stesse motivazioni. e nel 2020 sono giunte altre accuse di essere dietro una frode Iva multimiliardaria.
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