Quell’insostenibile voglia di espandersi è tornato di nuovo. Ci aveva già provato con Vodafone, invano, così Iliad tenta un altro colpo grosso, cercando di acquisire un altro colosso della telefonia italiana. Probabilmente il migliore, certamente un nome di grido.
La compagnia francese di telecomunicazioni, fondata a Parigi nel 1990 grazie alla mente geniale di Xavier Niel, che attualmente ne detiene il controllo con una partecipazione del 70% del capitale azionario, avrebbe deciso di mettere le mani niente meno che su TIM, autorevolissima azienda italiana di telecomunicazioni, che offre servizi di telefonia fissa, telefonia pubblica, telefonia IP, Internet e televisione via cavo, nata a Torino e con sede ora a Roma.
Lo rivela una fonte credibile, Il Sole 24 Ore: “Dopo l’offerta di Cvc per la divisione EnterpriseCo, ora a scaldare gli interessi è l’area Consumer del gruppo”. Il quotidiano economico-politico-finanziario milanese (c’è una sede anche a Roma) rivela che non ci sarebbero solo i parigini su TIM.
Un altro competitor avrebbe in mente l’acquisizione, sarebbe la Apax Partners, una società finanziaria britannica con sede a Londra e specializzata nei settori di private equity, hedge funds e investimenti di capitale. Fondata da Alan Patricof nel 1969, è stata una delle prime ad investire nelle nuove tecnologie.
“Secondo diversi articoli di stampa – si legge su Il Sole 24 Ore – sia Iliad che Apax sarebbero interessati alla divisione ConsumerCo di Tim, pronti a breve a far pervenire una proposta al consiglio di amministrazione del gruppo”.
Fra il dire e il fare, però, ci sarebbe un mare di problema. Gli analisti di Equita, investment bank indipendente italiana, specializzata in consulenza finanziaria, confermano il doppio interesse sia di Iliad sia di Apax, ma restano scettici, o comunque ci vanno coi piedi di piombo sulla reale possibilità di una chiusura dell’affarone (o di Iliad o di Apax) a breve termine: “Mancano possibili valutazioni, anche indicative – si legge sempre sul Sole 24 Ore – o quale sia la natura dell’interesse, se per una quota di minoranza, il controllo o una joint venture”.
Le valutazioni relative alla governance, la posizione del governo, che è importante ricordare detiene pur sempre il golden power, i sindacati e le autorità regolatori e rappresentano gli ostacoli maggiori per Iliad (e anche Apax), decisa comunque a colmare quell’insostenibile voglia di espandersi. Con Vodafone i negoziati si sono fermati agli ammiccamenti, chissà che stavolta la nota azienda francese, ormai numero uno da tempo nel settore low cost degli operatori telefonici, non vada oltre, portando a segno il colpo grosso.
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