L’algoritmo di Instagram censura contenuti filo-palestinesi sulla piattaforma: dopo le proteste, il social network annuncia nuovi provvedimenti, che non soddisfano però tutte le richieste.
Lo scorso 24 maggio, Facebook è stato inondato di recensioni negative su App Store e Google Play in seguito alle accuse di censura di commenti e post di utenti palestinesi: le stesse accuse sono state rivolte an Instagram, che avrebbe censurato i contenuti ricondivisi da account palestinesi.
I portavoce del social network hanno confermato al Financial Times l’implemento di misure per contrastare la censura: l’algoritmo di Instagram verrà modificato per i post ricondivisi nelle Storie, per uguagliarne il ranking a quello dei post originali. Instagram insiste che il cambiamento rifletterà una necessità generale sul sito e non riguarda soltanto il reach dei post filo-palestinesi, ma quello di tutti i contenuti della piattaforma.
Instagram, ha dichiarato il portavoce, preferisce dare maggiore reach ai post originali piuttosto che alle condivisioni, ma cercherà nuovi tool per mantenerli in evidenza. L’aumento delle ricondivisioni di post avrebbe causato un “impatto più grande del previsto” sul loro reach.
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Il cambiamento dell’algoritmo non risolverà tutte le problematiche sollevate nelle scorse settimane, come ad esempio la presunta segnalazione di post contenenti le parole “martire” e “resistenza” con l’accusa di incitamento alla violenza, e alla rimozione dei post riguardanti gli eventi accaduti alla moschea al-Aqsa – erroneamente collegata ad un gruppo estremista con un nome simile.
Le proteste non sono arrivate soltanto dall’userbase di Instagram e Facebook, ma 50 impiegati di Facebook hanno segnalato gli episodi di censura dei contenuti filo-palestinesi.
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