Nel mondo delle criptovalute può succedere tutto e il suo esatto contrario. La startup Shiba Inu (SHIB) ha superato Dogecoin per capitalizzazione di mercato, trasformando un fortunato investitore in un multimiliardario, con un token del valore di una frazione di centesimo.
Uno Shiba Inu, attualmente, vale circa 0,000068 dollari, un po’ in calo rispetto al suo picco di 0,0008 dollari, ma pur sempre considerevole vista, più in generale, la valutazione di mercato dello SHIB, che si è attestata intorno ai 30 miliardi secondo CoinGecko.
In mezzo al turbinio che circonda questi piccoli cambiamenti, però, si inserisce la storia di un investitore, di cui non si conosce ancora la vera identità, che ha trasformato 8.000 dollari in 5,7 miliardi, grazie proprio alla criptovaluta decentralizzata creata nell’agosto 2020 da una o più persone anonime conosciute come Ryoshi.
Criptovalute, gli SHIB volano. Ma non è tutto oro quello che luccica.
Il portafoglio e diventato virale su Twitter, in quanto non toccando quegli ottomila dollari per più di duecento giorni, quell’investimento è diventato un tesoro da 70 trilioni di monete, con un valore che oscilla tra i cinque e i sei miliardi di dollari: ci sono circa 549 trilioni di token SHIB in circolazione, il che significa che quel portafoglio diventato virale sul social statunitense controlla circa il 12% di tutte le monete Shiba Inu in circolazione. Cifre pazzesche.
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Si stima che l’inventore dei bitcoin, il misterioso Satoshi Nakamoto, controlli un milione di bitcoin, un incredibile tesoro che si pensa non sia mai stato spostato, che rappresenta solo il 5% di tutti i token in circolazione. Il principale detentore aziendale di bitcoin, MicroStrategy, invece, possiede poco più di 100.000 BTC, pari allo 0,5 percento di tutti i bitcoin.
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Cifre tanto pazzesche quanto astronomiche, ma le domande sorgono spontanee: stringi stringi, tutte queste cifre possono trasformarsi in denaro concreto, tangibile e spendibile? Come fare cash out? Una cosa è essere un miliardario sulla carta, un’altra nella realtà. E ancora.
Lo SHIB potrebbe effettivamente realizzare quei guadagni? I social media sono inondati di meme che scherzano sul fatto che gli investitori potrebbero non scaricare tutti i token, senza far crollare il mercato degli Shiba Inu. Quei meme, a quanto pare, non sarebbero così lontani dalla realtà.
Se, infatti, il titolare del portafoglio decidesse di scaricare tutti i 70 trilioni di monete contemporaneamente utilizzando Uniswap, uno scambio decentralizzato, potrebbe avere un bel gruzzoletto, ma a un costo elevatissimo. L’interfaccia del sito, infatti, rivela che per scambiare una quantità così elevata con USDC, una stablecoin, ci sarebbe prima una commissione di circa tre milioni, data la dimensione della transazione. Non solo.
Uniswap stima che l’operazione comporterebbe un impatto scioccante sui prezzi del 99% in negativo, lasciando il venditore SHIB con circa 5 milioni di dollari in USDC. Negli Stati Uniti, inoltre, si stanno valutando di calcolare la tassazione il trading, anche di criptovalute, non sulla base delle plusvalenze effettivamente realizzate dagli investitori, ma su quelle non ancora realizzate e quindi meramente virtuali. Tutto, appunto. E il suo esatto contrario.