Secondo l'Enea, eliminando il carbone dal sistema produttivo italiano per generare energia, il nostro paese potrebbe ridurre le emissionie di Co2 dell'80% e al tempo stesso generare risparmi pari a 66 miliardi di euro da qui al 2050.
Secondo l’Enea, eliminando il carbone dal sistema produttivo italiano per generare energia, il nostro paese potrebbe ridurre le emissioni di Co2 dell’80% e al tempo stesso generare risparmi pari a 66 miliardi di euro da qui al 2050.
Il rapporto punta il dito contro l’utilizzo delle fonti fossili, limitate, altamente inquinanti e destinate a costare sempre di più, anche sul profilo ambientale.
Potenziando la politica su risparmio energetico, efficienza e rinnovabili sarebbe possibile eliminare il carbone come fonte energetica portando la componente rinnovabile fino al 93%. Un dato che consentirebbe all’Italia di tagliare del 97% le emissioni di Co2 collegate alla produzione energetica e utilizzare energia pulita.
Il taglio di Co2 equivale a 25 milioni di tonnellate di Co2, un taglio che consentirebbe al nostro paese di rispettare tutti gli accordi sul clima.
Ma la riconversione elettrica da sola non basta. Senza una politica seria di risparmio energetico, diventa complicato produrre tutto sfruttando le fonti rinnovabili. L’efficienza energetica potrebbe farci risparmiare almeno il 30% del consumo attuale di energia con un taglio dei costi ambientali ed economici di portata colossale.
Il risparmio energetico passa anche per un cambio della mobilità di merci e passeggeri. Servirebbe spostare il peso di camion e auto private su mezzi di trasporto pubblico e treni per ridurre sensibilmente il consumo di carburanti.
Il cambio, in termini economici, porterebbe da una parte la riduzione della bolletta energetica nazionale e delle importazioni di idrocarburi; dall’altra spingerebbe il settore green facendoci guadagnare non meno di 500 mila posti di lavoro.
Treni e trasporto pubblico hanno una componente di costo che di azzera o quasi sulla voce carburante mentre cresce sulla voce personale e forza lavoro. Questo vuol dire che a parità di spesa, nel trasporto su gomma, oltre il 70% del valore è costituito da carburante ovvero valore che viene letteralmente bruciato e anzi, genera effetti negativi sulla collettività. Nel trasporto su rotaia e nei mezzi pubblici, la componente carburante tende a ridursi notevolmente a favore invece della componente umana.
Tradotto: meno soldi bruciati in benzina e più lavoro per tutti.