Una fine triste, agghiacciante ma forse scontata. Il noto imprenditore di software antivirus John McAfee è morto all’età di 75 anni. Secondo quanto riportato dalla prensa spagnola, El Mundo e El Pais, la polizia ha trovato il suo cadavere nella cella della prigione di Barcellona dove era in attesa di estradizione negli Stati Uniti. Un portavoce del Dipartimento di Giustizia catalano ha confermato la morte alla Reuters.
I rapporti confermano l’ipotesi del suicidio, anche se bisogna capire i motivi e la causa della morte. Le autorità spagnole avevano arrestato McAfee all’aeroporto di Barcellona nell’ottobre 2020 con l’accusa di frode e riciclaggio di denaro, nonché vasione fiscale legate alla sua mancata candidatura (nel Partito Libertario) alle elezioni presidenziali statunitensi del 2020.
McAfee non avrebbe presentato la dichiarazioni dei redditi per quattro anni tra il 2014 e il 2018, nonostante il “reddito considerevole”, inclusi i soldi che ha guadagnato promuovendo criptovalute e vendendo i diritti della sua storia di vita per un documentario.
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Sebbene sia conosciuto per il software antivirus che porta il suo nome, negli ultimi anni John McAfee ha principalmente attirato l’attenzione dei media per il suo comportamento non proprio da onesto cittadino, usando un eufemismo.
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Nel 2012, infatti, all’epoca in cui viveva in Belize, è stato accusato di aver pagato 5.000 dollari a un sicario per uccidere il suo vicino. Più di recente, le autorità della Repubblica Dominicana lo avevano arrestato McAfee con l’accusa di viaggiare su uno yacht carico di armi di grosso calibro e altro equipaggiamento militare.
“C’è molto dolore in prigione, mascherato da ostilità”. E’ uno stralcio di uno dei suoi ultimi post, su Twitter. “Sono vecchio, ma contento di cibo e un letto, ma per il giovane la prigione è un orrore, un riflesso delle menti di coloro che li hanno concepiti”.
Ma John McAfee non è solo questo. E’ stato un pioniere nel mondo della tecnologia, l’inventore del sistema antivirus installato sui computer di tutto il mondo. La sua azienda, creata nel 1987 per l’analisi delle reti informatiche, aveva cambiato passo un decennio dopo, quando aveva acquisito gli strumenti per lavorare al motore del suo sistema antivirus. Combattere il nemico giurato della rete digitale mondiale, i virus che già in quell’era pionieristica iniziavano a imperversare, si era rivelata una miniera d’oro: il suo antivirus nel duemila aveva già 50 milioni di utenti registrati. Nel 2010 il colosso Intel ne aveva messo nero su bianco l’entità acquistando la società per 7,8 miliardi di dollari.
John McAfee può rientrare tranquillamente nella categoria dei geni maledetti. L’inventore dell’antivirus sì, ma anche sesso, droga, prostitute. E tanto carcere. Dopo i fatti del Belize, scappò in Guatemala, ma venne arrestato anche lì, per immigrazione clandestina: per evitare di essere deportato nuovamente in Belize finge un attacco cardiaco perche’ temeva che il governo del Belize lo volesse morto. Alcuni mesi prima avevano smantellato il laboratorio dove fabbricava antibiotici sostenendo che, in realta’, vi producesse anfetamine. Anche in questo caso, niente di illegale era stato trovato nella struttura. In Guatemala McAfee trova un avvocato che blocca il suo trasferimento in Belize.
L’informatico viene deportato a Miami dove incontra la sua futura moglie, Janice Dyson, un’ex prostituta. Si getta in politica, correndo alle primarie del Partito Libertarioprima. Invano.
Va meglio con le criptovalute, come consulente: i 23,1 milioni di dollari guadagnati, con consigli ritenuti per giunta fraudolenti, mancano però all’appello del fisco. Da qui la lenta discesa, prima alla sua morte, in un carcere di Barcelona.
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