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La Play Store tax non va giù ad Amazon: Prime Video su Android cambia così

Published by
Antonino Gallo

Non è certo un periodo di pace e collaborazione fra Google e Amazon. Galeotta la Play Store tax e quel nuovo sistema di fatturazione del colosso di Mountain View. All’e-commerce numero uno al mondo non è andata per niente giù. Così ecco la soluzione al problema.

Play Store – Adobe Stock

Altro non è, in realtà, che aggirare l’ostacolo. L’azienda di commercio elettronico statunitense, di Seattle, ha smesso di consentire ai clienti di scaricare e-book e qualsiasi altro contenuto digitale dalla sua app, per lo shopping su Android. Amazon, ora, chiede ai suoi utente, invece di acquistare e-book direttamente sul suo portale o, in alternativa, sull’app Kindle.

Il motivo è molto semplice. Dallo scorso aprile, infatti, le aziende con un fatturato annuo superiore al milione di dollari devono pagare una commissione del 30% su tutti gli acquisti in-app al proprietario di Android, Google. Che gestisce anche tutte le transazioni di pagamento.

Amazon a nervi scoperti: minacce e azioni legale in vista?

Amazon – Adobe Stock

La reazione di Amazon è stata immediata: la sua nuova politica è completamente in contrasto con la Play Store tax, da qui una risposta. Di pancia. Già, i numeri non sono buone per l’e-commerce numero uno al mondo. Che ha registrato la sua prima perdita trimestrale dal 2015, a seguito di un calo delle vendite online. E chissà che questa scelta ora non porti nuove perdite.

La mossa di Amazon in realtà è la stessa che fece nei confronti dell’App Store, per alcuni anni, a causa di commissioni simili imposte da Apple. Un funzionario di Amazon ha affermato che le modifiche sono state “considerate attentamente” e che i contenuti digitali sono rimasti prontamente disponibili al di fuori della sua app, ma intanto arriva una neanche poi velata minaccia di smettere di accettare i pagamenti Visa nel Regno Unito.

Sembra di rivivere la querelle, tutto ancora da risolvere del tutto, fra Epic Games (quelli di Fortnite) ed Apple, in quanto gli utenti del colosso di Cupertino non potevano accedere alle sue app da nessun’altra parte e agli sviluppatori non era consentito segnalare acquisti in-game più economici disponibili al di fuori dell’app. stessa. Tutt’ora sono in corso anche azioni legali contro Apple e Google, da parte di utenti di dispositivi che affermano che le tariffe sono ingiuste.

Apple e Google, comunque, si difendono, affermando di fornire un mercato sicuro e l’accesso alla globalità, visto la maggior parte degli utenti di smartphone utilizza dispositivi Apple o Android. Ma ad Amazon questo non va per niente giù.

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Antonino Gallo

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