Pare che Google si sia ispirata un po’ troppo a ChatGPT per la realizzazione di Bard. Quali sono le accuse mosse in merito?
La nascita improvvisa dei chatbot è stato un colpo di fulmine per molti di noi, non per niente ci siamo straniti all’idea di poter porre qualunque tipo di domanda ad una intelligenza artificiale, per poi ricevere una risposta intelligente e ben pensata in pochi secondi. Inoltre, se teniamo a mente che queste IA siano in grado di imparare e migliorare con il passare del tempo, non possiamo fare altro che essere ancora più contenti della situazione.
Dopo la pubblicazione ufficiale di ChatGPT, come abbiamo visto, sono nate ulteriori IA intelligenti grazie alle quali è stato possibile far uso di innumerevoli servizi, nonostante vi siano stati diversi problemi all’inizio. Uno dei primi chatbot ad essere stati bloccati fu Replika, seguita – purtroppo – dallo stesso progetto di OpenAI che non ha potuto fare altro che stare alle condizioni del Garante della Privacy italiano. Finché non vi saranno news al riguardo, questa sarà la situazione attuale.
Bard copia ChatGPT? Non è sicuro, ma un ingegnere svela un’importante notizia
Ma ora c’è qualcos’altro di cui discutere, e che ha a che fare interamente con le intelligenze artificiali. Ci riferiamo alla possibilità che Google abbia copiato le basi di ChatGPT per la realizzazione di Bard, il suo chatbot personale. Tanti potrebbero credere che sia una bufala, ma delle dichiarazioni ufficiali farebbero pensare tutt’altro: è vero. Che cosa conferma quasi del tutto quello che abbiamo appena detto, e come mai è così grave la circostanza?
Sulla base di quanto riferito da Jacob Devlin, ingegnere di Google che in seguito si è dimesso, pare che l’azienda abbia sbagliato ad addestrare Bard, poiché i testi generati sono completamente uguali a quelli di ChatGPT. Certamente l’accusa non parte proprio da un’altra IA, ma visto e considerato che gli algortimi siano fin troppo simili fra loro, è un po’ come se fosse stato il chatbot stesso a denunciare l’accaduto; la similitudine in questo caso è chiara.
Dopo il suo licenziamento ha fatto ingresso in OpenAI, limitandosi semplicemente a comunicare a Sundar Pichai – il CEO dell’azienda di Mountain View – quello che abbiamo appena detto. Tuttavia, Google ha negato di aver addestrato Bard su quanto prodotto sino ad ora da ChatGPT, ma allo stesso tempo non ha mai dichiarato in maniera aperta se il bot di OpenAI sia stato usato come esempio iniziale o meno. Che abbia avuto ragione Jacob Devlin?