La startup olandese The Things Network, che è riuscita a raccogliere fondi pari a 295 mila euro in crowfunding, arriva a Milano dopo essere approdata già ad Amsterdam, Zurigo e Boston ed intende trasformare la città lombarda una vera e propria smart city che utilizza servizi intelligenti a favore del sostenibile.
L’azienda spera di realizzare anche nel capoluogo italiano una rete wireless urbana per l’Internet delle Cose che dia la possibilità agli oggetti di raccogliere e trasmettere dati ad un’unità centrale per l’elaborazione in real time delle informazioni. La rete si basa nel modo più totale su modelli di crowdsoursing ed è quindi decentralizzata, libera ed aperta a tutti.
Questo progetto entusiasma gli sviluppatori del settore Internet of Things che è sempre alla continua ricerca di nuove garanzie sull’interoperabilità senza danneggiare la sicurezza dei cittadini. Infatti la molteplicità e la grande varietà dei dispositivi digitali pone in rilievo la questione della compatibilità.
Anche le grandi compagnie digitali sono focalizzate su questo tipo di tecnologia ed hanno acquisito già altre giovani imprese che stanno lavorando sullo IoT: Samsung, Google, Amazon e Huawei ad esempio, hanno rilavato delle startup con ambiziosi progetti in questo ambito. Ma siamo solo all’inizio e i sistemi di connessione aperti non sembrano essere un obiettivo dei colossi del web.
Un rapporto molto recente reso noto dall’osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano ha analizzato più di 350 startup dell’IoT nel mondo e di queste 39 sono italiane. Pare che finora solo 14 di esse hanno ricevuto finanziamenti da investitori. Gli ambiti in cui operano vanno dalla Smart Car alla Smart Home, allo Smart Building, a quello dei dispositivi indossabili, dell’Agricoltura e della Salute, arrivando appunto alla Smart City.
La direttrice dell’Osservatorio, Angela Tumino spiega che se si confronta il numero delle Startup Iot italiane con quelle di altri settori, si può notare che il settore di Internet delle Cose è la nuova tendenza su cui si stanno concentrando le giovani imprese, allo stesso modo in cui sta avvenendo anche all’estero.
La Tumino afferma che “l’interesse delle startup (e degli investitori) verso l’IoT in Italia è allineato a quello del mondo dei Big Data e addirittura superiore a quello del Mobile Payment”.
La dichiarazione della direttrice dell’Osservatorio viene confermata dalla nascita di nuovi incubatori ed acceleratori dedicati e dall’incremento dei finanziamenti che ha superato i 3 miliardi di dollari di investimento nell’ultimo triennio con un + 233% nell’anno 2014.
L’accordo triennale tra Nice e Digital Magics allo scopo di iniziare un programma di investimenti nell’ambito della Smart Home e Building è la testimonianza che anche nel nostro Bel Paese le cose stanno cominciando a muoversi, anche se la Tumino conferma che se si osservano le 39 aziende italiane censite nel rapporto dell’Osservatorio, si può constatare la grossa difficoltà a reperire finanziatori italiani; difficoltà dovuta in parte anche agli ingenti investimenti necessari per finanziare la componente hardware, elemento di importanza notevole per applicare la tecnologia Iot.
Angela Tumino conclude dicendo che “tutte le startup italiane censite nel corso della ricerca hanno ricevuto finanziamenti inferiori a 2 milioni di euro, mentre ben il 63% delle startup finanziate all’estero ha ricevuto importi superiori a questo valore”.
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