Quando l’Intelligenza Artificiale viene utilizzata contro la libertà delle donne. I lati oscuri un agghiacciante utilizzo.
La forza e i suoi lati oscuri. Sembra proprio che siano scoppiate le Guerre Stellari in questo 2023. Un anno all’insegna dell’Intelligenza Artificiale, come non mai, che colpisce ancora, tanto per restare in tema. ChatGPT e Bard, la rincorsa dall’Intelligenza Artificiale più evoluta e performante, sempre più vicina (almeno queste le intenzioni) a quella umana. Tutto e il suo esatto contrario.
Un fenomeno (mediatico e non solo) che appassiona, volendo, interessa tanto nel momento in cui aiuta la razza umana a innovarsi ed evolversi. Ma fino a che punto? Una domanda che nasce spontanea. Perché?
Perché l’Intelligenza Artificiale in questo 2023 ha manifestato tutta la sua forza, ma anche preoccupanti segnali di lati oscuri, che vanno in tutt’altro direzione rispetto all’aiuto che l’abilità di una macchina capace di generare capacità tipiche umane, quali il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione e la creatività, dovrebbe donarci.
L’eco di ciò che sta accadendo in Iran preoccupava il mondo intero già prima, figuriamoci adesso. Nelle ultime settimane, infatti, si sta assistendo a nuove criticità, figlie sempre della legge sull’hijab e la castità. Che nel mondo persiano domina incontrastata. In questo contesto già di per sé agghiacciante per il mondo occidentale, sale la preoccupazione che la nuova intelligenza artificiale sviluppata e la tecnologia di riconoscimento facciale possano essere utilizzate dalle autorità locale per arrestare, prendere di mira e punire le donne.
A quasi un anno dalla rivolta mondiale contro il governo di Teheran, la situazione non sarebbe migliorata, tutt’altro. Un nuovo allarme arriva da lì. Le autorità iraniane starebbero utilizzando le telecamere di sorveglianza, con sistemi di riconoscimento facciale, per identificare le donne che non indossano il velo per identificare e punire con leggi ancora più severe coloro che non rispettano l’obbligo dell’hijab, quell’ormai tristemente noto velo islamico (con tanto di cuffia), manifestazione totale della repressione massima della libertà delle donne.
Tutto ruota attorno all’articolo 19 delle leggi iraniane, da far rispettare con l’ausilio proprio dell’Intelligenza Artificiale: per le autorità locale uno strumento ulteriore di controllo (come se non bastassero quelli di cui già dispone) per sanzionare le donne, senza nemmeno dover intervenire direttamente. È dal 2015 che a Teheran hanno creato un database nazionale in cui vengono archiviate informazioni biometriche (impronte digitali o l’iride), per registrare e immagazzinare dati digitali: fin qui niente di male, il problema è l’utilizzo di questa morale pubblica, trasformata sempre più in un’arma letale per negare alle donne e alle ragazze la libertà di espressione, amplificando discriminazione e l’emarginazione. Non è cambiato nulla, anzi: di male in peggio.
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