C’è una pratica riguardante il lavoro che sta letteralmente devastando gli italiani dal punto di vista economico. Stando a quanto emerso, infatti, quest’ultima porterebbe allo svuotamento del portafogli. Ecco tutti i dettagli
Negli ultimi anni, il mondo del lavoro ha registrato alcune modifiche con ben pochi precedenti. Lo scoppio dell’emergenza pandemica ha infatti obbligato migliaia di aziende a rivedere i propri piani coi dipendenti. Lo smartworking è diventato una realtà sempre più preponderante, per diversi motivi.
Se in pieno lockdown era, di fatto, obbligatorio adottare sistemi di questo tipo, ora non lo è più. Ma nonostante ciò, moltissime realtà hanno deciso di continuare a puntare su una modalità di lavoro ibrida o totalmente da casa, sia per i benefici di cui possono godere i lavoratori che per i risparmi delle aziende stesse. C’è una pratica che invece starebbe devastando il portafogli degli italiani.
Se da una parte c’è lo smartworking e tutti i benefici che ne derivano, dall’altra ci sono organizzazioni e aziende che hanno deciso di tornare in presenza. Una pratica che risulta essere gravemente dannosa per il portafogli degli italiani. Virgilio Notizie ha deciso in questo senso di intervistare Gilberto Gini, il segretario generale Smart Workers Union (un sindacato smart).
“Il lavoratore continua ad avere un ampio risparmio a lavorare in smart working rispetto al lavoro in presenza 5 giorni su 5. Com’è stato evidenziato dall’Osservatorio Smart working, si tratta di 600 euro, il che non è poco. Risparmia infatti sui costi diretti che deve affrontare per recarsi al lavoro, come gli abbonamenti ai mezzi pubblici o, cosa che si tende a dimenticare, quelli legati al caro benzina. Il costo del carburante si è alzato tantissimo e un lavoratore che utilizza la macchina per spostarsi può spendere fino a 400 euro al mese” le sue parole.
Nonostante il caro bollette, dunque, lavorare in ufficio continua ad essere molto più pesante dal punto di vista economico (e non solo) per i dipendenti. La conferma arriva anche dall’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano. Qualche settimana fa sono stati diffusi alcuni dati molto interessanti in questo senso, secondo cui lo smartworking porterebbe ad un risparmio medio di circa 600 euro all’anno. Una cifra che tiene conto del carburante, di eventuali spese di babysitting per i propri figli e così via.
E’ poi tornato sull’argomento lo stesso Gini, che si è soffermato su un altro aspetto positivo dello smartworking: “Chi lavora da casa è una persona più felice, e un lavoratore felice è un lavoratore che si ammala di meno. Ovviamente molto dipende da come si riesce a gestire la flessibilità legata allo smart working, evitando situazioni particolarmente stressanti, e da come le figure apicali riescano a dare degli obiettivi da raggiungere, cosa che in Italia non è affatto scontata. Il lavoratore in smart working infatti non va lasciato da solo e, a mio avviso, bisognerebbe incontrarsi in sede una volta a settimana per vedere se gli obiettivi sono stati raggiunti e quali sono i nuovi traguardi”.
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