Le chat Whatsapp ora valgono come prova: la decisione della Cassazione fa tremare tutti

Incredibile ma vero, ora anche le chat di WhatsApp varranno come prova. C’è la decisione della Cassazione che fa già tremare tutti.

Delle varie piattaforme di messaggistica che sono presenti ad oggi sul mercato, la più utilizzata di tutte rimane di gran lunga WhatsApp. Il servizio di Meta propone novità diverse ogni giorno e dà modo a cittadini da ogni parte del mondo di connettersi col proprio profilo per poter comunicare con chi si vuole. Tramite messaggi di testo, foto, video, chiamate e videochiamate, GIF, sticker, Stati e via dicendo.

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Un enorme mole di possibilità diverse che portano ad uno scambio di dati gigantesco. Tanto che anche voi col vostro profilo potreste avere centinaia e centinaia di Giga di dati consumati nel corso del tempo. E alcuni di questi potrebbero contenere informazioni particolarmente importanti. Secondo l’ultima decisione della Cassazione, anche come prova in tribunale. Forse non lo sapevate, ma ora scatta l’allerta massima perché anche solo un messaggio sbagliato potrebbe giocare a vostro sfavore. O a favore, se siete la parte lesa.

Chat di WhatsApp come prova: l’ultima decisione della Cassazione

Una decisione che inevitabilmente sta facendo parecchio parlare qui in Italia. In quanto si tratta di una svolta importante che darà una valenza diversa a quelle che sono le chat su WhatsApp che intratteniamo quotidianamente. Se fino ad oggi erano “fini a sé stesse”, con l’ultima sentenza si è deciso che anche solo un singolo messaggio ricevuto può valere come prova.

Corte di Cassazione cosa ha deciso
La decisione della Corte di Cassazione sta facendo parecchio parlare Cellulari.it

E. a confermare il tutto. ci ha pensato l’avvocato del web Angelo Greco che, con un post su Instagram, ha spiegato i dettagli di quanto emerso dalla sentenza n. 49016/2017 della Corte di Cassazione. Stando a quanto si legge, sarebbe stato deciso che i messaggi di WhatsApp hanno ora un valore di prova. Ma solo a condizione che siano supportati dai dispositivi informatici che contengono le informazioni. E questi possono essere smartphone come PC.

Prima di validare le prove, chiaramente, il giudice potrebbe richiedere una perizia tecnica. Di modo da poter confermare l’autenticità e l’integrità delle conversazioni digitali. Accertandosi che non si tratti di contenuti fake studiati ad hoc e realizzati con l’intelligenza artificiale. Vi ricordiamo infine che anche le note audio, oltre ai semplici messaggi di testo scritti, potranno essere sfruttati come prova se confermati e validati in fase di processo.

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