Il disegno di legge sulla Concorrenza è stato approvato dal Consiglio dei Ministri da pochi giorni ed ha introdotto a sorpresa una voce all’interno dell’articolo 16, comma 3.
Tra le norme volte a favorire la concorrenza e semplificare le procedure di identificazione dei clienti per la migrazione da un operatore all’altro, introducendo inoltre la procedura di passaggio telematica, l’Associazione Consumatori è preoccupata per questa voce all’interno del comma 3, che menziona di un’eventuale penale per la disdetta del contratto telefonico.
La legge, la cui bozza prevedeva l’eliminazione definitiva dei costi di recesso e la riduzione a 12 mesi la durata massima dei contratti di telefonia, dichiara che non sarà più possibile pagare esclusivamente i costi tecnici della disattivazione in caso di recesso anticipato da un eventuale contratto con un operatore, poiché sarà calcolata una penale in base al valore e alla durata dell’accordo al momento della firma del contratto.
Così, se il decreto verrà approvato dalle Camere, gli utenti di telefonia fissa e mobile saranno di nuovo obbligati a pagare una penale in caso di disdetta prima della scadenza del contratto, la cui durata potrebbe durare 24 mesi.
Sembra che la tanto chiacchierata legge di Concorrenza, che avrebbe dovuto introdurre la possibilità di esercitare il diritto di recesso, portare alla definitiva eliminazione dei costi a carico dell’utente e la riduzione a 12 mesi la durata massima del contratto, ci riporti invece ad un ritorno al passato.
Il responsabile dei rapporti istituzionali per Altroconsumo, Marco Pierani, ha dichiarato al Corriere della Sera che in questo modo, se il decreto dovesse entrare in vigore, con la fine anticipata del contratto l’operatore potrebbe far pesare all’utente gli investimenti che ha fatto per promuovere l’offerta telefonica, per cui l’utente rischia di pagare più di un cento euro. Pierani considera questa mossa un doppio passo indietro, se consideriamo che ci si aspettava addirittura una diminuzione dei costi di disattivazione.
Infatti la legge 40 del 2007, nota come “Legge Bersani”, afferma che “i contratti per adesione stipulati con operatori di telefonia e di reti televisive e di comunicazione elettronica, indipendentemente dalla tecnologia utilizzata, devono prevedere la facoltà del contraente di recedere dal contratto o di trasferire le utenze presso un altro operatore senza vincoli temporali o ritardi non giustificati e senza spese non giustificate da costi dell’operatore”.
Il Decreto Bersani prevede attualmente che l’operatore dovrebbe richiedere un indennizzo per la disattivazione del servizio, ma non può applicare delle penali attraverso cui recuperare i mancati guadagni dovuti alla scissione del contratto telefonico, mentre prevede una durata massima dei contratti di 30 mesi.
Il disegno di legge sulla Concorrenza approvato lo scorso fine settimana dal Consiglio dei Ministri, rispetto alla bozza letta nei giorni scorsi e di cui abbiamo già parlato in un nostro precedente articolo, che determinava la riduzione al minimo dei costi di disattivazione a carico dell’utente, reintroduce le penali in caso di disdetta anticipata dal contratto con un operatore fisso o mobile ed allunga la durata dei contratti da 12 a 24 mesi.
E’ un controsenso trovare una voce che limita e danneggia la libera concorrenza, inserita all’interno di un disegno di legge che prende il nome di “Legge sulla Concorrenza”. Si rischia di fare dei passi indietro a 9 anni fa, quando le offerte degli operatori erano blindate da contratti di almento 24 mesi e appesantite da penali a cui si aggiungevano ai costi di disattivazione per chi disdiceva i contatti in modo anticipato.
Circolano voci secondo cui dietro questo provvedimento sarebbero nascoste le pressioni da parte delle lobby sul governo e non ci sembra certo una novità.
Per rendere operative le nuove disposizioni e rendere esecutive queste “novità” bisognerà che le norme della legge sulla Concorrenza previste approvate dal Consiglio vengano approvate dai parlamentari.
Ma Pierani dice che farà “battaglia strenua in Parlamento, in fase di conversione in legge”. Speriamo bene.
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