L'Unione Europea apre una procedura accusando il motore di ricerca di abuso di posizione dominante, infatti pare che Google favorisca sistematicamente il proprio prodotto nelle sue pagine generali che mostrano i risultati delle ricerche.
Google, dalla sua posizione incontrastata, domina ed ostacola non solo gli altri motori di ricerca concorrenti, ma detta legge anche sui siti che ospita, seminando ansia e panico tra chi li gestisce, che potrebbe veder fallire la propria piccola o grande azienda per il semplice cambio di un algoritmo deciso da Google senza un criterio logico. Inoltre Google, aggiornamento dopo aggiornamento, sta invadendo sempre di più i risultati di ricerca del proprio motore, portando via traffico, visite e quindi ricavi e lavoro alle aziende online concorrenti.
Inizialmente è stato colpito il meteo, con le previsioni che appaiono su Google senza più dover aprire un sito; quindi sono arrivati i risultati sportivi e poi le risposte dirette alla ricerche; le mappe e advertising all inclusive. Oggi sulle ricerche Local, sembra ormai improbabile essere visibili dagli utenti a meno che non si acquisti la posizione sul motore di ricerca dalla stessa Google.
In questi giorni quindi l’antitrust europeo sta riaprendo la procedura contro Google; infatti il Wall Street Journal riporta che le autorità europee intendono accusare l’azienda di Mountain View per abuso di posizione dominante, quella stessa inchiesta aperta 5 anni fa e bloccata per ben 3 volte, tra polemiche di ogni genere.
Secondo il giornale americano la Commissione Europea starebbe chiedendo a tutti i soggetti che in via confidenziale avrebbero mosso accuse contro Google, il loro consenso per poter pubblicare queste dichiarazioni e questo significa chiaramente che la Commissione Europea starebbe per procedere contro l‘azienda americana. Infatti la portavoce della Commissione Ue, Lucia Caudet, spiega che “l’indagine dell’Antitrust Ue è in corso. Non commentiamo su indagini in corso”.
Qualcuno però con gli anni è diventato scettico; infatti l’indagine su si sta portando avanti da molto tempo e per la precisione è sui tavoli dell’Autorità ormai da cinque anni. Questa volta però sembra di vedere un deciso cambio di passo, perciò se i giudici europei avessero ragione Google sarebbe sanzionata per un valore che ammonta al 10% del fatturato attuale, quindi, visto che l’azienda americana ha chiuso il 2014 con vendite pari a circa 66 miliardi di dollari, le sanzioni contro Google sarebbero pesanti, ma la procedura potrebbe interrompersi prima di arrivare a una sanzione se le parti trovano un accordo.
Nel 2012 Microsoft fu dichiarato colpevole di non aver offerto ai propri utenti una scelta sui browser nel suo sistema operativo e costretta a pagare all’Unione europea 1,7 miliardi di euro. Ma questa volta il caso Google potrebbe essere trattato anche sul piano diplomatico, anche se Margrete Vestager, la nuova commissaria alla concorrenza, non sembra molto propensa al negoziato.
Alla Casa Bianca le regole vigenti in Europa non piacciono, infatti qualche settimana fa, in una intervista a R/Co Barack Obama aveva manifestato qualche perplessità su come le autorità europee si stanno muovendo ed anche sulle norme dell’Ue, sostenendo che l’atteggiamento europeo nei confronti delle grandi aziende tecnologiche statunitensi da parte della Commissione europea sia guidato da intenti commerciali.
In caso di verdetto sfavorevole l’amministrazione USA potrebbe reagire; infatti nel 2012 la Federal Trade Commission degli Stati Uniti aveva deciso di non procedere contro Google, pur esprimendo un giudizio negativo nei confronti delle strategie poco corrette e non competitive dell’azienda americana.
A Bruxelles sii sta cercando di comprendere come limitare lo strapotere di alcune piattaforme globali che stanno gestendo milioni di informazioni dei cittadini europei. La Commissione europea non è solo preoccupata per la privacy e la tutela dei dati delle aziende, ma anche per il fatto che le multinazionali potrebbero sfruttare i buchi nei sistemi fiscali europei. Oltre a Google, infatti sono sotto osservazione acìnchei i big di internet come ad esempio Facebook, Amazon e Apple.
Nel nostro articolo di oggi (“Facebook è indagata per l’utilizzo non legale dei tasti ‘Mi piace’”) abbiamo informato gli utenti dell’indagine che si sta aprendo in Europa da parte di almeno 6 Paesi, tra cui anche l’Italia, nei confronti di Facebook per violazioni legate alla privacy dei suoi utenti.
Intanto il Financial Times, citando fonti anonime, riporta che l’antitrust dell’Unione europea sta osservando anche la Apple che sta stringendo accordi con le case discografiche per il lancio del suo nuovo servizio di streaming musicale. Le fonti affermano che la Commissione europea ha recapitato questionari presso le sedi di diverse case discografiche, per raccogliere informazioni.
Secondo il giornale questo è un passo che di solito viene fatto come conseguenza di reclami da parte di operatori interessati, infatti il nuovo servizio di streaming musicale di Apple competerebbe con quelli di Spotify, Tidal, Deezer e Google. L’entrata di Apple nella musica in streaming desta molte preoccupazioni, infatti secondo uno studio condotto da Midia Research, il bacino di utenza potenziale di Apple Beats sarebbe di circa 75 milioni di utenti, maggiore quindi dei 60 milioni di utenti di Spotify e dei 17mila iscritti di Tidal.