Un’inquietante indagine rivela che svariati governi autoritari hanno utilizzato il malware Pegasus per sorvegliare giornalisti e oppositori.
Una recente indagine condotta in compartecipazione dal Washington Post e da altre sedici testate giornalistiche internazionali ha fatto luce sull’esistenza di un software di matrice israeliana utilizzato indebitamente da diversi governi “autoritari” per spiare gli smartphone di giornalisti, attivisti dei diritti umani, sindacalisti, avvocati e manager.
Gli articoli di approfondimento sul punto provano a ricostruire una vicenda dai connotati a dir poco macabri e inquietanti, dal momento che conculca pesantemente i più importanti diritti della persona. Come spiegato infatti dal Washington Post, lo spyware incriminato è stato realizzato dalla società di sorveglianza NSO Group, con sede per l’appunto in Israele. Il software è conosciuto internamente come “Pegasus” e viene generalmente utilizzato dalle agenzie governative – in possesso di una licenza d’uso concessa per l’appunto dall’azienda fornitrice israeliana – per rintracciare criminali e terroristi. O almeno così doveva essere.
Invece, la licenza d’uso della NSO Group è stata pesantemente violata da svariati governi “autoritari”, che hanno illegalmente utilizzato lo spyware per controllare oltre 180 civili innocenti, molti dei quali giornalisti (appartenenti a importanti testate come la Cnn, il Wall Street Journal, Al Jazeera e New York Times) e attivisti. L’indagine condotta a più “mani” ha permesso di far parziale chiarezza sulla vicenda, confermando che l’Arabia Saudita avrebbe fatto uso del software per prendere di mira due donne vicine a Jamal Kashoggi, un giornalista brutalmente assassinato nell’ambasciata saudita in Turchia. Secondo quanto riportato da il Guardian, tra i governi coinvolti ci sarebbe pure quello ungherese presieduto da Victor Orban.
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Il funzionamento di Pegasus è molto semplice: si tratta di un malware installato forzatamente su smartphone Android e iOS e capace di estrarre messaggi, email, ma anche attivare a distanza i microfoni per intercettare le conversazioni.
L’indagine concertata a livello internazionale sta cercando di far chiarezza sull’argomento, provando a ricostruire un quadro che dovrà ancora esser approfondito. Di certo emerge sullo sfondo una vicenda a dir poco inquietante: governi “autoritari” che utilizzano uno spyware – giustificando apparentemente l’impiego di un simile software per finalità di intelligence criminale – per metter a tacere giornalisti, manager e attivisti dei diritti umani.
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Dal suo canto, la NSO Group ha negato qualsivoglia diretto coinvolgimento nella vicenda, respingendo le accuse al mittente. La stessa società israeliana era finita negli scorsi mesi nelle pagine di cronaca per aver hackerato Jeff Bezos, ex amministratore delegato di Amazon, ed è stata anche citata in giudizio nel processo sulla morte del giornalista Kashoggi.
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