L’Unione Europea passa dalle parole ai fatti. Al via la riforma che vedrà le piattaforme tecnologiche intermedie più potenti soggette a una serie di regole, già anticipate, precedentemente, su come possono e non possono operare.
Pugno duro soprattutto per Apple e Google, le quali se non si adegueranno alle nuove disposizione, che valgono comunque per tutti, rischiano sanzioni fino a 10% del fatturato annuo globale in caso di violazione dei requisiti, o anche il 20% per violazioni ripetute e reiterate.
In una discussione a tre tra il Consiglio europeo, il Parlamento e la Commissione, è stato finalmente deciso che il Digital Markets Act (DMA) si applicherà alle grandi aziende che forniscono “servizi di piattaforma di base”, come i social network o motori di ricerca, che hanno una capitalizzazione di mercato di almeno 75 miliardi di euro o un fatturato annuo di 7,5 miliardi di euro. Apple e Google ci sono dentro. Appunto.
Digital Markets Act, chi rientra nella riforma
Per essere designate come cosiddetti “gatekeeper” e quindi rientrare nell’ambito della DMA, le aziende devono avere anche almeno 45 milioni di utenti finali mensili nell’UE e più di 10.000 utenti aziendali annuali. Apple e Google, ogni riferimento è puramente casuale.
Anche Meta rientra chiaramente in questa categoria, a differenza per esempio di Spotify, una piattaforma di streaming musicale grande ma non così big come Google e Apple, che sembra destinata a evitare di essere soggette al regime così com’è. Le PMI sono generalmente escluse dall’essere gatekeeper designati poiché il DMA ha lo scopo di mirare alla Big Tech.
Il regolamento era in testa all’Unione Europea da un bel po’, con il chiaro intento di inaugurare una sorta di regime radicalmente diverso per le piattaforme tecnologiche più potenti, in contrasto con l’applicazione dell’antitrust a posteriori che alcuni giganti sono stati in gran parte in grado di scrollarsi di dosso fino ad oggi, senza alcun impatto percepibile sulla quota di mercato.
In soldoni, le Big Tech non potranno fare più il bello e il cattivo tempo, né imperversare sul mercato, blindate da regole ferree figlia di una riforma in mente da tempo da parte dell’Unione Europea. “L’accordo inaugura una nuova era di regolamentazione tecnologica in tutto il mondo“. Ne è convinto Andreas Schwab, relatore del Parlamento europeo per il fascicolo. “Il Digital Markets Act pone fine al predominio sempre crescente delle aziende Big Tech – assicura – d’ora in poi, devono dimostrare una concorrenza leale su Internet. Le nuove regole aiuteranno a far rispettare questo principio di base. L’Europa garantisce così più concorrenza, più innovazione e più scelta per gli utenti“.
Il ministro di Stato francese, responsabile per il digitale, ha aggiunto: “L’Unione Europea ha dovuto imporre multe record negli ultimi 10 anni per alcune pratiche commerciali dannose da parte di attori digitali molto grandi – assicura – la DMA vieterà direttamente queste pratiche e creerà uno spazio economico più equo e competitivo per i nuovi attori e le imprese europee”.
Secondo l’UE la riforma era necessaria per per stimolare e sbloccare i mercati digitali, migliorare la scelta dei consumatori, consentire una migliore condivisione del valore nell’economia digitale e promuovere l’innovazione.