Meta, l’attacco di Zuckerberg all’UE: la richiesta clamorosa a Trump

Meta, Mark Zuckerberg attacca l’Unione Europea: tira in ballo anche Trump

Mark Zuckerberg parla
Meta, l’attacco di Zuckerberg all’UE: la richiesta clamorosa a Trump (Ansa Foto) – Cellulari

L’Unione Europea è ormai diventata uno dei principali “bersagli” di Mark Zuckerberg. Dopo anni di sanzioni, accuse di monopolio e regolamenti sempre più severi, il fondatore di Meta ha deciso di lanciare un durissimo appello, chiedendo aiuto alla nuova amministrazione del presidente Donald Trump per fermare quelle che considera politiche protezionistiche mascherate da regolamentazioni. Il mondo della tecnologia è in fermento, e Zuckerberg non ha paura di mostrare il suo malcontento.

In un’intervista rilasciata al popolare podcast The Joe Rogan Experience, Zuckerberg ha messo in chiaro la sua posizione: per lui, le sanzioni imposte dall’Unione Europea nei confronti delle big tech statunitensi, tra cui Meta, Google e Amazon, non sono altro che una forma di “dazio”.

Un ostacolo imposto a colossi che, secondo lui, rappresentano una risorsa strategica per gli Stati Uniti. In un periodo in cui la supremazia tecnologica è vista come una chiave fondamentale per la sicurezza e il potere geopolitico, l’Europa, con le sue politiche antitrust, rischia di minare questo vantaggio.

La guerra delle sanzioni: Meta e le altre big tech nel mirino europeo

Negli ultimi vent’anni, l’Unione Europea ha inflitto oltre 30 miliardi di dollari in sanzioni alle aziende tecnologiche americane. Nel caso di Meta, le multe non sono mancate. Solo lo scorso anno, la compagnia di Zuckerberg è stata multata di 797 milioni di euro per presunti abusi delle normative antitrust legate ai suoi servizi pubblicitari.

Meta
La guerra delle sanzioni: Meta e le altre big tech nel mirino europeo (Ansa Foto) – Cellulari

Questi episodi sono diventati il simbolo di un confronto sempre più acceso tra l’Europa e le aziende che dominano il settore tecnologico. Secondo Zuckerberg, l’UE non sta solo cercando di regolare il mercato, ma sta ostacolando attivamente il ruolo di leader globale delle aziende americane.

In altre parole, quello che dovrebbe essere un ambiente competitivo e regolato, secondo lui, si sta trasformando in una battaglia protezionistica che penalizza le tecnologie americane. Ma Zuckerberg non si è limitato a criticare le politiche europee. Ha anche lanciato un’accusa all’amministrazione Biden, sostenendo che non ha fatto abbastanza per difendere gli interessi delle big tech americane.

Secondo lui, se un altro Paese ostacolasse un settore strategico per gli Stati Uniti, il governo sarebbe intervenuto immediatamente. Eppure, nulla di tutto ciò è successo riguardo alle politiche europee. Anzi, l’amministrazione Biden non solo non ha preso provvedimenti concreti, ma ha anche lasciato che il settore tecnologico finisse sotto attacco.

Il ritorno di Trump e la convergenza politica con Meta

In un momento in cui Meta sta attraversando importanti cambiamenti, le parole di Zuckerberg non sembrano casuali. La società ha recentemente annunciato la fine del programma di fact-checking di terze parti, sostituendolo con un sistema di verifica basato sulle “note della comunità”, una mossa che ricorda il modello adottato da X (ex Twitter). Inoltre, Meta ha deciso di chiudere i suoi programmi legati alla diversità, equità e inclusione (DEI), giustificando questa scelta con la necessità di adattarsi al “nuovo contesto legale e politico”.

Donald Trump parla
Il ritorno di Trump e la convergenza politica con Meta (Ansa Foto) – Cellulari

Le dichiarazioni e le mosse di Meta, infatti, sembrano andare nella direzione di un avvicinamento alla visione politica di Trump e dei Repubblicani, che da tempo criticano l’influenza di Big Tech nella politica americana. Se le sanzioni europee sono state per anni un capitolo critico per Zuckerberg, il cambio di tono nelle politiche di Meta potrebbe essere un segnale di apertura verso l’amministrazione che ha promosso un approccio più deregolamentato, meno incline ad imporre limiti alle aziende tecnologiche.

In questo scenario, non è difficile immaginare che la richiesta di aiuto a Trump possa rappresentare un tentativo di riallinearsi politicamente con una figura che ha già dimostrato di voler sfidare l’ordine globale imposto dall’UE. Potrebbe esserci un interesse a lavorare più a stretto contatto con una Casa Bianca che, sebbene non ancora al potere, potrebbe tornare a difendere con maggiore vigore gli interessi delle aziende tecnologiche americane.

Cosa significa tutto questo per il futuro di Meta?

Se la richiesta di Zuckerberg a Trump non dovesse passare inosservata, potrebbe segnare l’inizio di un nuovo capitolo nelle relazioni tra la tecnologia americana e l’Europa. Con una possibile convergenza tra Meta e il Partito Repubblicano, la compagnia potrebbe trovarsi a cambiare radicalmente la sua strategia, non solo nei confronti delle normative europee, ma anche nei confronti della sua stessa visione interna sulla politica e la censura.

Ma quanto questa alleanza potrebbe effettivamente influenzare l’equilibrio tecnologico globale? E, soprattutto, cosa ne pensano i cittadini europei di questa crescente alleanza tra big tech e politica conservatrice?

L’argomento è destinato a tenere banco nei prossimi mesi, con l’Europa che, probabilmente, non resterà a guardare.

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