Dagli Stati Uniti arriva una novità assoluta, che ha già provocato reazioni contrastanti: gli operatori dei vari app store, saranno obbligati a verificare l’età degli utenti e, nel caso siano minorenni, chiedere il permesso dei genitori per scaricare applicazioni.
Quando si parla di telefonia, tra i tanti argomenti che finiscono per emergere, uno su tutti è sicuramente tra i più polarizzanti: l’utilizzo degli smartphone per i minorenni. Le linee di pensiero a riguardo sono diverse, tra chi pensa che l’utilizzo andrebbe vietato categoricamente, per evitare problemi di ogni sorta; chi pensa che, con moderazione, sarebbe giusto introdurre i più giovani agli smartphone; chi ancora, ritiene più che giusto, che soprattutto i minorenni imparino a utilizzare al meglio questi dispositivi e tutto ciò che comportano.
Come spesso accade per temi sociali così accesi e sentiti, il risultato è quello di portare il problema sotto i riflettori della politica e della legge, le due grandi forze che, in ogni Stato di diritto positivo che si rispetti, finiscono con l’indicare la linea da seguire. E proprio una nuova linea da seguire, è quella che è venuta fuori negli Stati Uniti, in Utah per la precisione, e che rappresenta una svolta epocale nel rapporto tra minori e tecnologia.
Niente app se mamma non vuole: la nuova legge fa discutere
Come accennato in apertura, una nuova legge è stata promulgata in Utah, uno Stato americano. Si tratta di una misura studiata per far sì che i minorenni, non possano scaricare applicazioni dai vari app store (Apple o Google che sia), senza il permesso diretto dei genitori; i gestori degli app store, dal canto loro, saranno obbligati a verificare l’età di ogni nuovo account che tenterà i download di app.

La misura, denominata App Store Accountability Act, si muove fondamentalmente su due binari: il primo riguarda il rispetto della privacy, permettendo ai più piccoli di non vedere i propri dati persi su app dannose di terze parti; il secondo, riguarda eventuali esborsi monetari, che determinate app potrebbero comportare e che d’ora in poi, richiederebbero il permesso da parte di almeno un genitore.
Misure simili, vengono proposte da anni ma mai si era riusciti ad arrivare a un risultato tanto concreto, negli Stati Uniti. Spesso ci si era ritrovati infatti, in una situazione in cui proposte politiche, venivano poi rigettati dalle Corti dei vari Stati. A festeggiare per quello che viene visto come un primo, grande passo, non solo le associazioni di genitori, che potranno contare su un ulteriore strumento di controllo ma anche vari rappresentanti del mondo tech.
Non ha infatti tardato ad arrivare, il comunicato congiunto di Meta, Snap e X che, tramite vari portavoce, hanno applaudito alla misura, chiedendo una decisione simile anche dal Congresso degli USA, per una legge congiunta. D’altro canto, alcuni esponenti politici e della magistratura, hanno criticato la mossa, vedendola come lesiva del Primo Emendamento, trattandosi a loro dire, di un ulteriore metodo per raccogliere e catalogare dati.