Il Garante per la Privacy blocca l’utilizzo di Mitiga, l’app per andare allo stadio utilizzata in occasione della finale di Coppa Italia e (forse) pronta a tornare in sella per gli imminenti Europei di calcio 2021 a Roma.
Il Garante per la Privacy interrompe la corsa dell’app Mitiga verso gli Euro 2021. Con un fallo da “ultimo uomo” – tanto per restare nel gergo calcistico – l’autorità amministrativa deputata al controllo sul corretto trattamento dei dati personali ha disposto il blocco provvisorio dell’app che ha segnato la riapertura al pubblico degli impianti sportivi. Il provvedimento interdittivo perdurerà fintantoché non verrà fatta chiarezza sui dati sensibili accumulati dal programma per il tramite della società Mitiga Italia.
L’intervento del Garante ha natura cautelativa visto che, come confermato da alcune indiscrezioni di stampa, l’utilizzo dell’app Mitiga era stato rilanciato anche per gli ormai imminenti Europei di calcio, governando così le modalità di accesso all’impianto sportivo dell’Olimpico di Roma. Con conseguenze disdicevoli – sotto il profilo della privacy, argomento sempre più “caldo” in tempi di pandemia – per un numero maggiore rispetto a quei quattromila tifosi che lo scorso 19 maggio hanno assiepato – per la prima volta da ottobre – gli spalti del “Mapei Stadium” in occasione della finale di Coppa Italia tra Atalanta e Juventus.
Come precisato in una nota ufficiale, le accuse del Garante sono sostanzialmente due. A pesare è soprattutto l’assenza di una cornice giuridica dedicata alla regolamentazione certa, legittima e trasparente del fenomeno legato alla raccolta e al trattamento di dati sanitari accumulati tramite app. Una lacuna che la stessa Autorità ha ravvisato nelle scorse settimane a proposito del Green Pass Nazionale. In aggiunta, viene segnalata la “forzatura di mano” della società Mitiga Italia: quest’ultima, infatti, ha dato il via libera all’utilizzo dell’app prima ancora di ricevere un parere positivo da parte del Garante, come risulta dall’applicativo per la gestione dei dati sottoposto dal sodalizio lo scorso primo aprile. Detta in altri termini, Mitiga non aveva l’autorizzazione per essere utilizzata fattivamente nella finale di Coppa Italia.
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L’app Mitiga è stata sviluppata con lo scopo di riportare i tifosi allo stadio, coniugando le vecchie e care abitudini degli appassionati di calcio con la necessità di preservare la sicurezza pubblica. Il funzionamento del programma è abbastanza semplice e intuitivo: è sufficiente registrarsi e mostrare ai varchi antistanti allo stadio il risultato negativo – sotto forma di codice QR riportato dentro l’app – del test antigenico rapido effettuato presso uno dei centri abilitati Mitiga, la cui dislocazione è riportata in questo indirizzo. Per coloro che si sono invece già sottoposti alla vaccinazione, è possibile dichiarare il proprio status tramite l’apposita voce contenuta nel profilo personale dell’app.
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La controversia innescata dal Garante riguarda proprio la gestione di questi dati sanitari, aventi per l’appunto carattere sensibile, in assenza di una disciplina sulla materia. Dal suo canto, Mitiga Italia ha da sempre chiarito la liceità del servizio, precisando – come si evince in una nota riportata sul sito ufficiale – che le informazioni sulla salute “non saranno mai utilizzate per altri scopi“, avendo l’esclusivo fine di “garantire l’accesso agli eventi“. In ogni caso, la definizione dell’istruttoria permetterà di far chiarezza sulle spigolature giuridiche che si annidano dietro ai servizi “Covid-free”. E chissà che quella di oggi non sia soltanto la prima partita di una finale andata e ritorno.
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