Ieri sera la Tesla ha offerto 2,8 miliardi di dollari perché intende acquistare SolarCity, il maggior produttore e installatore di pannelli solari degli USA.
Se questa operazione andasse a buon fine Musk gestirebbe sia le vetture della Tesla, che le batterie per gli edifici di Tesla energy, Powerwall, domestiche e Powerpack, industriali, oltre ai sistemi fotovoltaici di SolarCity, ossia metterebbe le mani su un ecosistema elettrico che si autoalimenta grazie alle fonti rinnvabili e capace di cancellare la bolletta e le spese per il rifornimento delle auto proprio grazie all’indipendenza dalla rete.
La Tesla ha offerto a SolarCity tra i 26,50 e i 28,50 dollari per azione, pari al 25-35% in più rispetto alla quotazione in borsa e la proposta dovrà essere approvata dal consiglio di amministrazione della Solar City.
Secondo Elon Musk questa azione è ovvia; infatti questa nuova visione sinergica, combinata alla prospettiva di un eco-pacchetto all inclusive da offrire ai propri clienti sono decisamente interessanti. La prospettiva di fusione delle società però ha scatenato negli investitori reazioni di ogni tipo; infatti subito dopo l’annuncio, le azioni di SolarCity sono schizzate verso l’alto chiudendo a 24,31 dollari, con un +14,7%, mentre quelle della Tesla sono scese sotto i 200 dollari, ossia a 192,75, con un -12,2%.
SolarCity è un fornitore americano di servizi energetici, con sede a San Mateo, in California. La società è stata fondata nel luglio 2006 dai fratelli Pietro e Lyndon Rive, dietro suggerimento da parte del loro cugino Elon Musk, che attualmente ne è anche il maggiore azionista e presidente.
Tra i suoi servizi primari l’azienda progetta, finanzia ed installa sistemi di energia solare, effettua verifiche di efficienza e retrofit e costruisce stazioni di ricarica per veicoli elettrici. La società ha più di 2.500 dipendenti. SolarCity ha sede a San Mateo, California, ma l’azienda utilizza un modello di servizio distribuito in cui si prevede l’installazione di centri operativi locali. SolarCity ha altre 14 sedi sparse per l’America.
Generalmente SolarCity installa i sistemi senza alcun costo per i clienti a condizione di poter raccogliere l’energia in eccesso prodotta e non utilizzata dalla residenza per ridistribuirla nella propria rete. In cambio, comunque, gli utenti pagano a SolarCity una sorta di canone mensile di locazione.
SolarCity è cresciuta negli ultimi anni per soddisfare la rapida crescita di richiesta di impianti solari fotovoltaici negli Stati Uniti. Il mercato complessivo degli Stati Uniti è cresciuto da 440 Megawatt di pannelli solari installati nel 2009 a 3.300 megawatt nel 2012 a 4.300 megawatt nel 2013; infatti SolarCity è stata il principale fornitore di energia solare residenziale in California dal 2007, il suo primo anno completo di attività ed è stato il numero uno di installazioni solari a livello residenziale negli Stati Uniti nel 2013.
Nel mese di ottobre 2014, SolarCity ha annunciato che offrirà fino a 200 milioni di dollari in obbligazioni solari per lanciare un nuovo sito online per acquistare il debito, la prima offerta pubblica sociale di tali obbligazioni negli Stati Uniti.
Nel 2015 Google aveva investito 300 milioni di dollari per raccogliere fondi per finanziare SolarCity quando la società che opera nel campo dell’energia solare è stata quotata in borsa ; è stato il più alto investimento che Big G abbia mai fatto nella storia nel settore delle energie rinnovabili. La raccolta dei fondi a beneficio della SolarCity avrebbe coperto il costo di installazione dei nuovi sistemi solari sulle case in 15 Stati.
Il manager a capo del settore energie rinnovabili della Google, Siddarth Mundra, allora aveva affermato: “Siamo felici di sostenere la missione di SolarCity per aiutare le famiglie a ridurre i loro costi di emissioni di carbonio e di energia. E’ buono per l’ambiente, buono per le famiglie e fa anche bene agli affari.”
Secondo il parere del capo esecutivo della società SolarCity, Lyndon Rive “le aziende stanno iniziando a capire l’importanza di utilizzare l’energia pulita; infatti storicamente le aziende che hanno finanziato la distribuzione di energia solare sono stati i grandi istituti finanziari”. Rive prosegue dicendo: “Abbiamo visto il sempre maggiore interesse nel settore da parte delle aziende tecnologiche, per aiutare a trasformare una infrastruttura ‘sporca’ in una infrastruttura ‘pulita‘.”
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