La Nasa contro la Cina dopo che i detriti spaziali sono atterrati nell’Oceano Indiano, a largo delle isole Maldive: “Non avete soddisfatto i requisiti di sicurezza”.
Dopo aver tenuto il mondo con il fiato sospeso per diversi giorni, la Cina incassa il rimprovero a brutto muso da parte della Nasa. Il razzo Long March 5B, lanciato a fine aprile nell’ambito del programma per la prima stazione spaziale della China National Space Administration (CNSA), ha fatto rientro incontrollato sulla Terra senza causare danni. Dopo aver depositato in orbita Tianhe, modulo principale della stazione il cui nome è traducibile come “armonia dei cieli”, il Long March è stato disattivato e lasciato in balia di se stesso.
La sua avventata caduta ha minacciato di colpire diverse zone del pianeta, inclusa l’Italia centro-meridionale. Per fortuna, i suo detriti sono atterrati in un’area dell’Oceano Indiano a largo delle isole Maldive. In realtà, confermando le maglie assai larghe delle previsioni iniziali della CNSA, che aveva pronosticato l’impato in una fascia del pianeta compresa tra la latitudine di “New York, Madrid e Pechino (e quella del) Cile e di Wellington, Nuova Zelanda”. Nozione tutt’altro che precisa, dunque, e una gestione troppo blanda della vicenda che ha mandato su tutte le furie Washington.
La Nasa accusa la Cina: “Standard inadeguati”
Sono infatti del tutto inequivocabili le parole indirizzate alla Cina dal Senatore Bill Nelson, nominato ai vertici della Nasa dal presidente USA Joe Biden a fine marzo. Il congressman ha apertamente tacciato la CNSA di aver tenuto un comportamento irresponsabile: “È chiaro che la Cina non riesce a rispondere adeguatamente agli standard di responsabilità richiesti sul controllo del rientro sulla Terra dei loro detriti spaziali”, si legge nel comunicato, pubblicato dopo la caduta in mare aperto di ciò che è rimasto del Long March 5B dopo il rientro nell’atmosfera terrestre.
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Non è possibile dire quanto la dialettica da nuova guerra fredda condizioni l’atteggiamento della Nasa. Di certo, non contribuisce a placare gli animi la nota in cui la Cina fa presente che la gran parte del Long March 5B si è disintegrato durante l’impatto con l’atmosfera, dato che il detrito affondato nell’oceano misura 30 metri per 5 e pesa 23 tonnellate. Sarebbe perciò stato in grado di creare diversi problemi se avesse centrato la zona sbagliata.
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Tanto più che già l’anno scorso un altro razzo dello stesso tipo aveva subito analogo destino. I suoi detriti avevano colpito la Costa d’Avorio, per fortuna causando solo danni alle cose e non alle persone. I piani di Pechino prevedono il perfezionamento della stazione spaziale cinese entro la fine del 2022. Per portare a termine i lavori serviranno altri undici lanci. Al di là di qualsiasi considerazione faziosa, sembrerebbe davvero urgente che la CNSA adottasse procedure e criteri di valutazione più rigorosi.