Da ormai qualche giorno si legge di una class action avviata contro Netflix e della richiesta di rimborso avanzata con l’azione collettiva. È importante però contestualizzare la dinamica ed è quello che vogliamo fare per evitare fraintendimenti
Anche Netflix si trova a fare i conti con una class action. È la prima volta che succede per il colosso dell’intrattenimento in streaming e a segnare questo particolarissimo record è uno studio legale in Russia, che ha puntato i “piedi” per far sborsare a Netflix l’equivalente di circa 680 mila euro al cambio – corrispondenti esattamente a 60 milioni di rubli – per alcune pratiche definite scorrette.
È importante contestualizzare la notizia perché questo va di fatto a smentire ogni possibile voce – per l’appunto infondata – inerente a presunti rimborsi Netflix che potrebbero arrivare nelle tasche degli italiani laddove tale class action intentata in Russia ottenesse un effetto positivo.
Anche perché l’argomento su cui pende il braccio di ferro collettivo tocca trasversalmente uno dei temi – purtroppo – più caldi dell’ultimo periodo: il conflitto tra Russia e Ucraina. Netflix, infatti, ha appoggiato le sanzioni internazionali, schierandosi accanto alla stragrande maggioranza delle altre società internazionali e chiudendo perciò il servizio in Russia.
L’effetto riflesso di questa mossa potete anche immaginarlo: milioni di abbonati Netflix sono rimasti “al buio” di punto in bianco. E da qui nasce quindi il tentativo di class action contro il colosso dello streaming, divulgata dallo studio legale Chernyshov, Lukoyanov & Patners di Mosca e riportata peraltro dalla stessa Ria, l’agenzia di stampa russa sotto il controllo del Cremlino. E qui si entra trasversalmente anche nella politica restrittiva adottata dal Cremlino, che ha censurato molti siti Internet per riportare informazioni “fuorvianti” sulla guerra.
Le accuse della Ria verso Netflix
Proprio la Ria ha voluto affondare il colpo e ha precisato altri dettagli al fine di metter in cattiva luce il comportamento di Netflix, che a dire della stessa agenzia si sarebbe rifiutata di trasmettere 20 canali televisivi russi come nulla osta per restare attiva nel Paese. La Ria cita inoltre il codice civile della Federazione Russa e la legge sulla “Protezione dei diritti dei consumatori” per dimostrare che le azioni intraprese da Netflix ledono la posizione e i diritti dei consumatori.
L’azione collettiva punta quindi a ottenere un risarcimento a titolo di danno morale e una sanzione del 50% dell’importo che sarà assegnato dal tribunale.