La sonda New Horizons che sta scattando e inviando le prime foto ravvicinate di Plutone è alimentata dallo stesso processore della prima PlayStation lanciata negli anni Novanta.
La sonda New Horizons, partita quasi 10 anni fa dalla Terra e arrivata nei giorni scorsi nella posizione prevista dalla missione esplorativa su Plutone, sta iniziando ad inviare le prime immagini ravvicinate di questo lontano pianeta, recentemente declassificato a Pianeta Nano.
La sonda sta inoltre rilevando diversi dati che ci aiuteranno a capirne di più non solo su Pultone, ma a raccogliere nuove informazioni sulla nostra galassia.
La sonda spaziale New Horizon è dotata di processore Mips R3000, lo stesso identico processore utilizzato sulla prima generazione della console Playstation, un processore abbastanza potente per gestire le funzioni della sonda, soprattutto in ambito fotografico.
Il processore utilizzato è performante e offre il miglior compromesso tra stabilità, consumo energetico e performance. Dopo 5 miliardi di chilometri di viaggio, la sonda è arrivata in perfette condizioni a destinazione.
Rispetto a quello utilizzato nella console è semplicemente adattato alle condizioni estreme dello spazio, tra temperature glaciali, onde magnetiche e radiazioni solari che nello spazio colpiscono qualunque oggetto, mancando la schermatura che sulla Terra è garantita dall’atmosfera e dallo scudo magnetico terrestre.
Perchè la Nasa ha deciso di utilizzare un processore relativamente obsoleto (tenenedo conto che il processore è stato commercializzato a metà degli anni ’90 e la sonda è stata ultimata nel 2005) ?
Semplicemente perchè la Nasa preferisce adottare tecnologie sicure e ultra stabili piuttosto che affidarsi a prodotti nuovi, magari più evoluti, ma che potrebbero nascondere bug sconosciuti di qualunque genere.
Il processore scelto, infatti, è stato utilizzato per oltre un decennio e si conoscono tutte le possibili problematiche connesse all’utilizzo. Una conoscenza che consente di prevedere problemi che, a 5 miliardi di chilometri, potrebbero diventare irrisolvibili.
Un errore anche banale potrebbe infatti annullare una missione che, costo a parte, richiede ben 10 anni di viaggio spaziale. Anche per il prossimo futuro, le sonde cosi come le strumentazioni di bordo verranno realizzate con tecnologie considerate obsolete sulla Terra ma sicure e affidabili nello spazio.