Un gruppo di studenti delle università cinesi ha fatto causa ad Apple per aver rimosso il caricabatterie nella confezione di vendita degli iPhone. Ecco quali sono le pretese e quale è invece la giustificazione dell’azienda di Tim Cook
Dal Brasile alla Cina, è ancora polemica contro l’assenza dell’alimentatore di ricarica nella confezione degli iPhone. Come riportato da una testata online locale, la società di Tim Cook, in passato multata per vicende analoghe, dovrà adesso fare i conti con l’azione in giudizio promossa da un gruppo di studenti dell’Università di Donghua e dell’Università di Tecnologica Chimica di Pechino.
L’incartamento raccolto dalla Corte durante l’audizione online alla Internet Court Electronic Litigation Platform ha specificato le pretese della parte attore, con una ragazza intenzionata a chiedere ad Apple un ristoro economico per tutti gli acquirenti di iPhone sprovvisti di alimentatore nella confezione di vendita e il pagamento delle spese sostenute per il processo. Detto in altri termini, il gigante di Cupertino dovrà corrispondere 100 yuan (corrispondenti al cambio a circa 14,00 euro) da erogare ai possessori degli iPhone che non hanno potuto beneficiare della presenza nativa del caricatore, sostenendo perciò un contributo economico per l’acquisto a parte.
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La maggioranza “silenziosa” e la risposta di Apple
Durante l’audizione online, la ragazza, peraltro posseditrice di un iPhone 12 Pro Max, sostiene che “molti consumatori e dipendenti Apple sono arrabbiati per la scelta di aver rimosso il caricabatterie dalla confezione di vendita, per quanto siano una maggioranza silenziosa“. Dal suo canto, Apple ha risposto che nulla è stato violato, non potendosi neppure parlare di difetti di trasparenza: dalla scatola di acquisto, si evince infatti chiaramente cosa è incluso e cosa no, dunque i consumatori sanno già cosa stanno acquistando insieme all’iPhone.
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Apple ha da sempre giustificato la scelta di non offrire più il caricabatterie nativo per questioni meramente ecologiche: una mossa che, a giudizio dell’azienda, consentirà di ridurre le emissioni di oltre 2 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno, evitando l’estrazione e l’utilizzo di materiali preziosi.