L’Unione Europea ha preso sul serio il tema dell’obsolescenza programmata e ha annunciato attraverso la figura del commissario europeo per il mercato interno le tempistiche sull’arrivo di una proposta volta a contrastare il fenomeno
Uno degli argomenti più dibattuti nel corso dell’ultimo periodo riguarda la cosiddetta “obsolescenza programmata”, per la quale sono state avanzate proposte finalizzate ad una politica di contrasto di un fenomeno che può gravare certamente sulla posizione dei consumatori finali.
Quando parliamo di obsolescenza programmata facciamo riferimento a una strategia adottata dai produttori per ridurre il ciclo di vita di un dispositivo tecnologico e agevolarne di conseguenza il ricambio. Proprio nei giorni scorsi vi abbiamo riportato una indagine sul ciclo di vita di uno smartphone in base alle percezioni degli utenti e i risultati a margine della ricerca hanno evidenziato che per diversi consumatori, la vita media di uno smartphone varia tra i tre e i cinque anni.
Al fine di intensificare e dar concretezza alla politica di contrasto contro l’obsolescenza programmata – acuita soprattutto per i dispositivi di consumo, con in testa gli smartphone – la Commissione Europea presenterà una proposta di direttiva in materia dopo la pausa estiva. La notizia è stata confermata dal commissario europeo per il mercato interno, Thierry Breton, a margine della conferenza stampa al Parlamento UE.
Questa direttiva mira proprio a disincentivare le pratiche dei vari brand e tutelare la posizione dei consumatori e la tutela dell’ambiente. Le misure al vaglio includeranno svariati elementi, tra cui la facilità di smontaggio, incentivi alla riparazione, ma soprattutto l’accesso ai componenti sostitutivi in modo semplificato e accessibile. La direttiva inciderà sull’attuale assetto dei diritti dei consumatori e obbligherà i professionisti dare informazioni puntuali e precise in ordine alla durabilità e alla riparabilità dei prodotti commercializzati. Le modifiche si riverbereranno a cascata anche sul fronte delle pratiche commerciali ritenute sleali, per le quali la Commissione Europea sta pensando di incrementare la già fitta casistica di pratiche vietate con l’inserimento di ulteriori casistiche tra le quali possiamo citare:
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