Nelle ultime ore, sta girando in rete la notizia legata al presunto lancio di un token di Fortnite. Si tratta in realtà di una pericolosa truffa, ecco come difendersi
Il mondo delle criptovalute sta continuando ad arricchirsi di nuovi protagonisti. Sempre più marchi e aziende decidono di lanciare il proprio token personalizzato, per attirare l’interesse dei consumatori ed espandere il proprio mercato. Bisogna però stare molto attenti, perché sovente si va ad incappare in truffe vere e proprie.
Basti pensare al cosiddetto Squid Game Coin, una presunta valuta virtuale legata alla famosa serie TV coreana che in realtà non era altro che un fake. Ora è arrivato il turno di Fortnite, il battle royale di Epic Games. Al momento non c’è nessuna partnership in atto, è solo un metodo messo a punto dai creatori per arricchirsi, attirando clienti interessati non consci di quello che stanno andando a pagare.
Criptovaluta di Fortnite, in realtà è un fake creato ad hoc da malintenzionati
Stando a quanto emerso, il token di Fortnite sarebbe in circolazione da dicembre 2021. La sua popolarità è però schizzata alle stelle sono alla fine del mese di maggio, in maniera così esponenziale da costringere il CEO di Epic Games stesso ad intervenire. “Non c’è nessuna criptovaluta di Fortnite. Gli account Twitter che la promuovono sono solo una truffa. I nostri avvocati sono già al lavoro” ha spiegato Tim Sweeney, aggiungendo poi: “Vergogna ai mercati delle criptovalute, che permettono questo genere di truffe”.
In realtà, non c’è nulla di illegale. Almeno stando ai creatori del token, che semplicemente avrebbero sfruttato la community del videogame per dare vita ad un nuovo progetto. “Non è così che funziona il copyright. Non potete utilizzare il nome di Fortnite e le immagini senza permesso per prodotti che non sono collegati” ha tuonato il CEO di Epic Games, per rispondere agli autori della valuta virtuale. Sembra però che si sia già riusciti ad intervenire, tanto che il tutto non è più acquistabile da nessuna parte. Probabilmente per le pressioni legali esercitate dalla software house detentrice dei diritti del noto battle royale.