Un’anticipazione del New York Times risalente al 2016 snocciola il mastodontico giro d’affari attorno all’utilizzo di Pegasus.
Si è fatto un gran parlare di Pegasus, lo spyware congegnato dalla casa sviluppatrice israeliana NSO e utilizzato indebitamente per controllare a distanza l’attività di giornalisti, attivisti e persino uomini politici. Un programma estremamente complesso in ragione delle sue funzioni e delle sue molteplici possibilità di impiego: laddove installato sullo smartphone dell’utente per così dire bersaglio, può monitorare tutte le operazioni effettuate da quest’ultimo tramite l’utilizzo del cellulare. E’ possibile, in poche parole, attivare a distanza i microfoni per ascoltare in segreto le conversazioni, ma anche copiare l’intera cronologia dei messaggi scritti e ricevuti tramite le app più in voga. E come se non bastasse, si ha anche l’abilitazione al download dei file multimediali memorizzati dentro allo smartphone e l’accesso alle posizioni GPS.
Un software insomma così potente da diventare preziosissima arma da utilizzare contro personalità scomode. Ed è proprio quello che è accaduto nell’incresciosa vicenda finita sulle pagine del web e non solo. Naturale, in questo contesto, che la questione economica passi in secondo piano. Metter le mani su un programma di una tale fattezza richiede certamente costi proibitivi e le cifre riportate in rete sono addirittura da capogiro.
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Stando a quanto riportato nel 2016 dal New York Times, entrato evidentemente in possesso di una lista di proposte commerciali afferenti alla licenza d’uso dello spyware, il giro d’affari attorno all’impiego di Pegasus coinvolgerebbe diversi milioni di dollari. Le tariffe sarebbero modulari, nel senso che poggerebbero su una sommatoria di più servizi su cui poter attingere: l’installazione del software – ammontante a 500.000 dollari – e il quantitativo di soggetti di cui tener traccia (650.000 dollari per spiare 10 utenti in possesso di uno smartphone Android od iOS, decurtati a 500.000 dollari se il malcapitato utente era solito utilizzare invece un BlackBerry, o 300.000 dollari per i cellulari con a bordo il sistema operativo Symbian di Nokia). A ciò vanno aggiunti anche i costi per il mantenimento del servizio.
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Si tratta di cifre che afferiscono al 2016 ed è probabile che siano state ritoccate verso l’alto negli ultimi anni, in ragione dei miglioramenti approntati dal mercato tecnologico. Quel che appare evidente è il mastodontico giro d’affari incrementato attraverso l’uso dello spyware Pegasus. Pochi spiccioli, in fondo, pur di metter le mani su un tesoretto di inimmaginabile valore come i dati e le attività di persone boicottate dai governi autoritari come scomode e da tener a bada.
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