I nuovi Pixel 6 di Google riprenderanno una caratteristica già apprezzata sulla fortunata serie Galaxy S21 di Samsung.
C’è anche un pezzetto di Samsung dietro alla rivoluzione degli smartphone di Google. La collaborazione sinergica tra i due brand – peraltro alla base del rilancio di Wear, il sistema operativo dedicato agli indossabili – si intreccerà a doppio filo con alcune delle novità distintive dei prossimi Pixel 6. Abbiamo parlato, in quest’ottica, di “Whitechapel“, primo processore realizzato da Big G secondo il processo produttivo a 5 nanometri di Samsung, ma pare che le affinità tra i due giganti dell’industria elettronica siano destinate a convergere verso ulteriori elementi.
Come riportato infatti nelle ultime ore dalla community di XDA Developers, il SoC dei nuovi dispositivi a firma Google sarà accoppiato dalla stessa scheda grafica dei Galaxy S21, ossia l’apprezzata Mali-G78. Un dettaglio certamente di non poco conto, in quanto conferma le ragguardevoli potenzialità tecnologiche degli smartphone pronti ad esser ufficializzati dall’azienda americana: la GPU degli ultimi gioielli di Samsung è infatti quanto di meglio il mercato mobile possa ad oggi offrire, strizzando soprattutto l’occhio verso i videogiocatori più incalliti, stante una piena compatibilità con titoli videoludici più prestanti.
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In aggiunta a ciò, pare che i nuovi Pixel 6 possano fregiarsi di un sensore fotografico realizzato dal sodalizio coreano, migliorando dunque non soltanto la risoluzione delle ottiche principali – ferme al palo all’obsoleta soglia dei 12 megapixel – ma soprattutto quei dettagli che fanno la differenza in condizioni di scarsa illuminazione, come la dimensione del componente e quella dei pixel. Tenendo conto della proverbiale ottimizzazione software di Google, siamo perciò certi che i prossimi dispositivi evidenzieranno un marcato salto generazionale rispetto ai modelli finora in commercio.
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Tornando nuovamente al processore, la fonte riportata qualche riga addietro offre alcune indicazioni sulle potenzialità di “Whitechapel“. Benché manchino ancora dei benchmark ufficiali, si ritiene che il SoC possa collocarsi a metà strada tra lo Snapdragon 865 – il chipset installato sugli ex-top di gamma dello scorso anno – e il più recente Snapdragon 888, prerogativa invece dei modelli di ultima generazione. Immaginiamolo dunque come una sorta di Snapdragon 870, musa ispiratrice di un certo spessore se consideriamo che quella di Google è in assoluto la prima incursione tra i processori per dispositivi mobili.
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