Presto diremo addio alla plastica? Spunta una novità che potrebbe cambiare le nostre vite per sempre: ecco i dettagli.
La plastica è un materiale artificiale che ha risolto diversi problemi legati alle nostre vite: con le buste di questo materiale, ad esempio, trasportiamo la spesa dai negozi alla casa.
Anche i grandi colossi industriali hanno iniziato ad utilizzare tale materiale per gli imballaggi, per chiudere le proprie confezioni, per trasportare i vestiti. Il prezzo rappresenta sicuramente un grosso vantaggio per tutti: difficilmente la plastica sale troppo in termini di costi. Fatta questa piccola premessa, bisogna però discutere poi sull’impatto ambientale.
A quanto pare, la produzione e lo smaltimento della plastica rappresentano una sfida ambientale troppo importante perché stiamo parlando di uno dei materiali più inquinanti. Il riciclo è una tematica sempre più importane e in molti stanno cercando di ideare delle alternative per capire come ridurre il suo uso. Sul web, circolano fotografie di spiagge incontaminate che sono diventate deposito di spazzatura e di bottiglie di plastica: questo materiale non viene decomposto dai classici processi naturali. La sua persistenza rappresenta quindi un grosso pericolo perché i frammenti si accumulano negli oceani, nei mari, nei fiumi e soprattutto nell’aria (venendo respirata). Le plastiche rilasciano delle tossine che sono tossiche e vengono distinte da alcuni animali che le mangiano e subiscono quindi dei blocchi intestinali. Dal Cile, tuttavia, stanno studiando alcune soluzioni che potrebbero cambiare per sempre le nostre vite.
Addio Plastica? Dal Cile la soluzione che potrebbe stravolgere le nostre vite
La plastica, come abbiamo appena visto, è un materiale inquinante che rappresenta un grosso pericolo e che avrebbe addirittura la “forza” di cambiare per sempre un habitat.
Consci del grande problema, in alcune zone del mondo stanno studiando delle alternative importanti per poter mettere un minimo di freno alla grande problematica. I ricercatori Roberto Astete e Cristian Olivares stavano lavorando su formule per detersivi biodegradabili e durante gli esperimenti hanno scoperto una combinazione a sorpresa: sostituendo i derivati del petrolio con un derivato del calcare, sono riusciti a creare una struttura della plastica solubile in acqua. E’ nato così il SoluBag, un sacchetto che si comporta come una tradizionale borsa di plastica ma che si scioglie in acqua senza rilasciare sostanze tossiche. Questo rappresenterebbe una svolta epocale perché la plastica tradizionale impiega più di 150 anni per degradarsi quando il SoluBag impiega pochissimi minuti.
Ci sono poi due varianti di questo prodotto: una versione standard che si scioglie in acqua fredda e una che reagisce in acqua calda (la versione riutilizzabile). In caso di pioggia, in ogni modo, non ci sarebbero problemi: la formulazione reagisce a temperature elevate proprio per evitare lo scioglimento accidentale.
Durante la dimostrazione del sacchetto, uno dei due ricercatori lo ha sciolto in acqua e ha poi deciso di bere la soluzione, dimostrando ai presenti che questo materiale non avrebbe alcuna implicazione sulla salute umana.