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Pornhub, un altro scandalo: la denuncia di 34 donne

Published by
Antonino Gallo

Aveva conquistato pagine e pagine di quotidiani media nel 2016 quando decise di sponsorizzare il Varese Master Team di pallanuoto e la squadra di calcio femminile Champions League. Stavolta Pornhub torna in prima pagina per uno scandalo che rischia di sfociare in denunci ed arresti.

PornHub, un’altra denuncia (Adobe Stock)

Il sito web canadese di pornographic video sharing, ossia cioè condivisione libera di materiale hot della famiglia del Porn 2.0, simile nella disposizione a YouTube, divenuto negli anni un autentico colosso del settore, un impero da 30 milioni di dollari, dovrà difendersi in tribunale dalle accuse di 34 donne i cui video sono stati caricati senza il loro consenso sulla piattaforma di distribuzione hard Pornhub.

Pornhub smentisce. Ma le regole su upload e download sono fatte all’acqua di rose

Pornhub, l’upload è poco controllato (Adobe Stock)

Le accuse sono pesanti. Una delle 34 donne si confida in un’intervista alla CBS: aveva girato un video quando aveva appena 17 anni, dietro presunte pesanti insistenze del fidanzato di allora, pubblicato su Pornhub, rimosso non prima però di essere visualizzata oltre 200.000 volte.

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Nessuna sorpresa, non è la prima volta. Il New York Times aveva avviato da tempo un’indagine su tante donne che si erano trovate video caricati online senza il loro permesso, soprattutto senza la possibilità di rimuoverli in tempi rapidi.

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Il noto portale, acquistato nel marzo 2010 da MindGeek, proprietaria di numerosi altri siti web pornografici si difende e rispedisce al mittente le accuse: “completamente assurde, completamente prive di fondamento e categoricamente false“. Al netto di un discorso morale sul portale, il problema maggiore per questi siti di video sharing, upload di video porno, è il controllo.

Nella causa intentata viene ripreso quanto fatto emergere nell’inchiesta del New York Times, facendo cenno a video di stupri e video con protagonisti minorenni e formulando un’accusa specifica. “Mentre le case di produzione tradizionali hanno sempre dovuto garantire che attori e attrici partecipassero alle scene in modo consensuale – si legge su tech.fanpage.itil modello di caricamento e utilizzo gratuito dei video su piattaforme come Pornhub non prevedeva i medesimi controlli”.

Per caricare i video bisogna essere utenti verificati, ma il download permette di scaricare video per riproporli altrove, lo stesso PornHub ha capito che così non poteva andare e ha disattivato la funzione. Ma il portale canadese continua a non verificare né l’età di chi è presente nei video, né se sono download, senza dimenticare le norme poco rigide nel suo complesso. Da qui le inevitabili e pesanti accuse, con annesse cause tutto da monitorare.

Pornhub impiega Vobile per cercare caricamenti di video vietati per rimuoverli dal sito. Contenuti non consensuali o informazioni di identificazione personale presenti su Pornhub possono essere segnalati alla società tramite un modulo online. Tuttavia, Pornhub è stato criticato per la sua risposta alla pornografia non consensuale e al traffico di donne. I giornalisti di Vice hanno criticato il fatto che Pornhub trae profitto da “contenuti che hanno distrutto vite e continuano a fare del male“. Tanti, tantissimi, troppi, casi. Le accuse delle 34 donne, la punta di un pericolosissimo iceberg.

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Antonino Gallo

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