La Commissione Europea ha avviato le prime interlocuzioni con i ventisette Stati membri finalizzate alla creazione di un portafoglio digitale europeo. Ecco a cosa servirà e quali saranno i benefici.
Una preziosa cassaforte di documenti, informazioni e dati di pagamento dentro cui custodire gelosamente l’identità digitale dei cittadini europei, rendendo ancor più concreta quell’idea di comunanza che ha da sempre contraddistinto lo spirito dell’Unione. E’ questo l’ultimo ambizioso progetto della Commissione Europea, così come risulta dalle anticipazioni riportate in queste ore dall’autorevole quotidiano Financial Times. Un progetto ancora su carta, ma sul quale sembrano già esistere fitte interlocuzioni con tutti i ventisette Stati membri, nell’ottica di una strategia d’azione condivisa e unanime.
Più che una cassaforte, quel che l’Unione Europea intende realizzare è un portafoglio digitale, avente tuttavia lo stesso identico scopo della controparte materiale: non potremo toccarlo o riporlo dentro a una borsa, ma alla stregua del prezioso accessorio ci permetterà di conservare elementi dall’importanza dirompente nell’accesso ai servizi online, come le password delle piattaforme della Pubblica Amministrazione, i documenti (patente di guida, carta d’identità), gli strumenti di pagamento e molto altro ancora. Un mezzo insomma versatile, flessibile e potenzialmente in grado di semplificare la vita digitale dei cittadini europei.
Il riferimento alla cassaforte non appare tuttavia casuale, dal momento che il portafoglio immateriale sarà protetto da sofisticati congegni che impediranno qualsivoglia clonazione dei dati in esso racchiusi: l’accesso avverrà infatti esclusivamente tramite apposita app, ma soltanto dopo aver superato alcuni rigidi controlli demandati ai sistemi di autenticazione biometrica (lettore di impronte digitali o, nel caso degli iPhone, riconoscimento del volto). E ai tempi della battaglia promossa da Apple contro l’aprioristico e incontrollato tracciamento dei dati degli utenti, un’altra rassicurazione importante: le informazioni personali riposte dentro al portafoglio digitale europeo non potranno essere sfruttate da aziende terze per approntare finalità di carattere commerciale.
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Detto in altri termini, l’0biettivo dell’Unione Europea è di realizzare – stavolta a livello unico e globale per tutti gli Stati membri – quello che in Italia è affidato allo “SPID”. Soluzioni di questo tipo sono all’ordine del giorno tra i territori del Vecchio Continente – ne contiamo, allo stato attuale, ben 19 – ognuno avente tuttavia una propria regolamentazione e specifico utilizzo, che lo rende sostanzialmente unico e difficilmente compatibile con i restanti congegni. Proprio per questo la sfida dell’UE è tanto ambiziosa quanto complicata, dovendo trovare un punto comune che avrebbe tuttavia un effetto dirompente: la semplificazione totale nell’accesso di tutti i cittadini europei ai servizi pubblici e privati.
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Quali saranno i vantaggi di una simile soluzione? Abbinando a ciascun utente europeo un’identità digitale, si potrà garantire l’accesso agevolato ai siti istituzionali per pagare tasse, multe, ma anche acquistare servizi disponibili nei paesi europei, come ad esempio il noleggio dell’auto nel caso del turista atterrato in uno Stato membro. La strada è tuttavia ancora lunga, visto che occorreranno intese e, soprattutto, ingegnose infrastrutture deputate alla conservazione dei dati. Sullo sfondo si impone tuttavia una rassicurazione: il passaporto digitale europeo avrà carattere facoltativo, non essendo incanalato dall’UE come alta imposizione. E questa è in fondo un’altra importante chiave di lettura che ben si intreccia con i buoni propositi di sicurezza ed efficace protezione della privacy.
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