E pensare che un anno fa, più o meno di questi periodi, era stato proprio ProtonMail a puntare il dito verso Apple, con un vero e proprio j’accuse, per alcune regole imposte agli sviluppatori con l’App Store. Ora è il turno del servizio di posta elettronica criptata fondato nell’anno 2013 in Svizzera, presso il centro di ricerca CERN, a finire nell’occhio del ciclone.
Ci sono alcuni servizi Internet che pubblicizzano la privacy assoluta sia da hacker che da agenzie governative, come Signal per la messaggistica, tanto per fare un esempio che va per la maggiore. Dopo il controverso stop di Lavabit, ProtonMail è diventato il servizio di posta elettronica preferito dagli utenti attenti alla privacy, in particolare quelli con segreti da mantenere.
A volte, tuttavia, questi segreti possono violare le leggi di alcuni paesi, il che spesso porta i fornitori di servizi di posta elettronica a consegnare i dati per identificare gli utenti oggetto di indagine. Sebbene ProtonMail pubblicizzasse la privacy e la sicurezza contro tali azioni, apparentemente è stata costretta a cedere a tali richieste legali, portando all’arresto di attivisti per il cambiamento climatico in Francia.
ProtonMail si difende. Ma non riesce a convincere del tutto
Così ProtonMail si è ritrovata al centro di polemiche per avere fornito alle autorità francesi gli indirizzi IP di militanti ambientalisti nell’ambito del Climate Camp: una scelta che cozza con la riservatezza vantata dal servizio e la “privacy svizzera” vantata nella homepage del suo portale. In realtà ProtonMail è stata costretta a rilasciare queste informazioni, a causa delle forti pressioni delle autorità transalpine, rivoltesi a Europol per chiedere al governo svizzero di ordinare a ProtonMail di rilasciare le informazioni riservate.
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“Proton ha ricevuto un ordine legalmente vincolante dalle autorità svizzere che siamo obbligati a rispettare – spiega l’azienda elvetica in una nota ufficiale – non c’era la possibilità di appellarsi a questa particolare richiesta. Come dettagliato nel nostro rapporto sulla trasparenza, Proton può essere costretto a raccogliere informazioni su account appartenenti a utenti sotto indagine penale svizzera. Questo ovviamente non viene fatto per impostazione predefinita, ma solo se Proton ottiene un ordine legale per un account specifico”.
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Proton si spiega: “In nessun caso la nostra crittografia può essere aggirata, ProtonMail non fornisce dati a governi stranieri, Le autorità svizzere approvano solo le richieste che soddisfano gli standard legali svizzeri – continua la nota ufficiale – dal 2015 pubblichiamo un rapporto sulla trasparenza che pubblicizza come gestiamo le richieste delle forze dell’ordine svizzere, secondo la legge svizzera, è obbligatorio che un utente venga informato se una terza parte richiede i propri dati privati e tali dati devono essere utilizzati in un procedimento penale, secondo l’attuale legge svizzera, l’e-mail e la VPN vengono trattate in modo diverso e ProtonVPN non può essere obbligato a registrare i dati dell’utente, a causa della rigorosa privacy di Proton, non conosciamo l’identità dei nostri utenti. Pertanto Non c’era alcuna possibilità legale di resistere o combattere questa particolare richiesta”.
Ma i netizen (chi partecipa attivamente su internet) sono ancora in disaccordo con il marketing di ProtonMail, che nasconderebbe le complessità legali delle sue attività di registrazione. Da qui un ulteriore chiarimento del nocciolo della questione: i suoi termini sulla privacy, specialmente per gli abbonati paganti che si aspettano di più da ProtonMail.