Dopo i primi anni di crescita, il sistema RAEE, che racchiude la filiera che dovrebbe recuperare e riciclare tutti i dispositivi elettronici, subisce una battuta di arresto. Nel 2014 raccolte appena 76 mila tonnellate in Italia
Dopo i primi anni di crescita, il sistema RAEE, che racchiude la filiera che dovrebbe recuperare e riciclare tutti i dispositivi elettronici, subisce una battuta di arresto.
Fatta eccezione per Svezia e Norvegia, prossimi al target dell’85%, a livello europeo la media è particolarmente bassa, tanto che a livello europeo, appena il 35% dei rifiuti viene recuperato e riciclato.
Le analisi sono state effettuate valutando produzione e quantità recuperata: a fronte di 9.5 milioni di tonnellate prodotte nel 2012, appena 3,3 milioni sono state effettivamente recuperate e riciclate.
Circa 1,3 milioni di tonnellate sono finite all’estero, nei circuiti legali di riciclaggio, mentre una quantità imprecisata è confluita nei sistemi illegali, spesso collegati all’Africa.
Tra i peggiori, Romania, Spagna e Cipro con appena il 20% di quota rifiuti riciclata correttamente.
Il RAEE prende un contributo economico ogni qualvolta acquistiamo un prodotto elettronico. Forse non ci avrete mai fatto caso, ma se analizzate bene la ricevuta di acquisto per esempio di un televisore, troverete la voce RAEE che varia in base al tipo di prodotto.
Per fare un esempio, sui frigoriferi si pagano 6.9 euro di contributo mentre sulle tv, 1 euro fino a 24 pollici per arrivare a 8 euro oltre i 42 pollici.
Secondo i dati relativi all’Italia, ogni italiano produce mediamente 16 kg di rifiuti RAEE ogni anno, tenendo in considerazione ovviamente la somma tra usi privati e aziendali.
Da questi rifiuti elettronici, se opportunamente trattati, è possibile recuperare una serie infinita di metalli preziosi, come platino, oro e argento oppure metalli rari come palladio e tungsteno.
Ci sono poi metalli meno pregiati ma comunque costosi come ferro, rame e acciaio mentre molte componenti plastiche sono riciclabili.
I principali ostacoli allo sviluppo dell’attività di raccolta e riciclo sono principalmente due:
– scarsa informazione e promozione: molti italiani continuano a gettare o abbandonare i rifiuti per strada, senza sapere che è possibile portarli nei punti di acquisto quando si acquista un nuovo prodotto. I negozianti sono infatti obbligati a ritirare il vecchio elettrodmestico in cambio di quello nuovo.
Sarebbe da rendere obbligatoria l’informativa in ogni punto vendita che ricorda di riportare il vecchio elettrodomestico se si acquista quello nuovo.
– pigrizia: pensate quanti dispositivi elettronici, funzionanti o meno, giacciono a casa vostra, magari dimenticati in cassetti, in garage o in soffitta. Secondo i dati Europei, circa 1,2 miliardi di dispositivi sono dimenticati nelle case di tutti gli europei.