I ricercatori dell’Università di Cambridge stanno studiando una tecnologia che potrebbe cambiar per sempre la ricarica rapida degli smartphone.
Gli smartphone di oggi sono profondamente diversi rispetto a quelli commercializzati soltanto qualche anno fa. Più che il processore e la fotocamera, c’è un elemento che permette di apprezzar meglio il miglioramento apportato dall’industria mobile nei confronti di quelli che un tempo erano dei semplici telefonini: si tratta della tecnologia di ricarica rapida.
Relegato dapprincipio a caratteristica esclusiva dei costosissimi top di gamma, il fast charge è stato sdoganato anche nelle fasce più economiche e non è raro ritrovarlo pure negli smartphone fino a 200 euro. Con benefici a dir poco enormi se si guarda all’esperienza d’uso.
Gli sviluppi attorno alla tecnologia sono in continuo fermento e lo dimostra l’ultima novità apportata da Xiaomi, senza dubbio il produttore più prodigo nel voler ridurre i tempi di attesa nelle operazioni di ricarica degli smartphone. Eppure, sullo sfondo ci sarebbe uno studio che potrebbe trasformare la ricarica rapida in una vera e propria ricarica “lampo”.
Come evidenziato da un recente rapporto dell’Indipendent, un gruppo di ricercatori provenienti dall’Università di Cambridge starebbe testando una tecnologia in grado di caricare completamente il modulo batteria in appena cinque minuti di orologio. Un risultato enorme se consideriamo che gli attuali progressi in materia permettono di portare da zero a cento il livello di autonomia entro un tempo di trenta minuti.
In un precedente articolo abbiamo parlato delle perplessità sullo stato di salute delle batterie dinanzi a tecnologie di ricarica rapida troppo “spinte”. Il rischio, in buona sostanza, è che il surriscaldamento delle celle comporti un degradamento delle batterie, con consequenziale riduzione del ciclo medio di vita del componente.
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Una tecnologia sicura e accessibile
Fortunatamente, dietro alla ricerca portata avanti dall’Università di Cambridge si annida non soltanto l’esigenza di ridurre – o forse sarebbe meglio dire azzerare – il tempo medio di ricarica degli smartphone, ma soprattutto di render tale tecnologia sicura e accessibile. Sicura perché si vuol evitare ogni possibile fenomeno di surriscaldamento; accessibile se consideriamo invece il ridotto dispendio economico necessario per immetterla sul mercato.
Insomma, l’esperimento portato avanti dai ricercatori avrebbe soltanto vantaggi: abbatterebbe i tempi di ricarica degli smartphone, ma anche andrebbe ad aumentare il ciclo di vita delle batteria evitando ogni ipotesi di surriscaldamento. E, cosa ancor più importante, avrebbe costi così bassi da poterla traslare anche appannaggio dei dispositivi mobili più economici. Che poi sono quelli più venduti sul mercato.
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La notizia è dunque certamente positiva ma bisognerà attender prima di esultare: resta ancora la necessità di ultimare la fisiologica fase di test prima di una eventuale disponibilità commerciale e, prima ancora, presentare il necessario incartamento così da superare gli specifici controlli predisposti dalle agenzie attive nel campo tecnologico.