A distanza di qualche settimana dall’ultimo attacco, confermato sui social una nuova campagna hacker condotta sotto l’hashtag OpRussia.
Il noto gruppo di hacktivisti Anonymous torna a colpire la Russia di Vladimir Putin. Una campagna senza sconti, mediaticamente dirompente soprattutto all’inizio (si ricorda l’attacco hacker alle tv russe in cui sono state trasmesse alcune immagini del conflitto in Ucraina, nel tentativo di risvegliare la coscienza popolare e aggirare la censura), ma pur sempre costante. E guidata dall’ormai iconico hashtag OpRussia.
A farne le spese è stavolta il sito web del Ministero della Difesa della Federazione Russa. Il collettivo di hacker ha infatti condiviso, attraverso un account su Twitter, i dati di oltre 300 mila persone che “potrebbero essere coinvolte dalla prima ondata di mobilitazione annunciata dal presidente Vladimir Putin”. Un elenco di 305.925 persone. Uomini di età compresa tra i 20 e i 35 anni, che hanno già fatto il servizio militare e perciò in possesso di adeguata formazione.
Il numero di riservisti coincide con quanto indicato dallo stesso Putin nel discorso in cui ha annunciato la mobilitazione parziale. Il file, in formato di testo .txt, ha un peso di 90 megabyte ed è stato diffuso attraverso Proton Drive.
Anonymous ha hackerato il sito del Ministero della Difesa della Federazione russa: pubblicati i dati personali di tutti i riservisti
Soprattutto perché, a dire di alcuni giornalisti esperti locali, la gestione della mobilitazione avviene a livello privinciale e locale; pertanto, appare difficile, sempre secondo le ricostruzioni, che sul sito della Difesa possa esserci traccia di quella lista.
JUST IN: The #Anonymous collective hacked the website of the Russian Ministry of Defense and leaked the data of 305,925 people who are likely to be mobilized in the first of three waves of mobilization. #OpRussia #SlavaUkraïni pic.twitter.com/HCD65qJFep
— Anonymous TV 🇺🇦 (@YourAnonTV) September 23, 2022
L’account in questione si è reso protagonista, come dicevamo all’inizio, di una delle prime campagne approntate dagli hacktivist contro Vladimir Putin, hackerando le TV di Stato per diffondere video sulla guerra in Ucraina.
Il collettivo di hacktivisti ha nel frattempo preso di mira anche il governo iraniano. Tramite la classica voce metallica, Anonymous ha infatti puntato il dito contro il regime di Ali Khamenei, affermando che “la gente si è mobilitata e le strade sono piene di grida di libertà e grida di persone coraggiose” e che “il popolo iraniano non è solo”.