Lo “scrolling” che facciamo con il nostro smartphone può rivelarsi una vera e propria rovina. Ecco per quale motivo può essere così pericoloso.
L’avvento del web, e soprattutto dei social media, ha cambiato la nostra esistenza in modo drastico. Tra Instagram, Facebook, TikTok e piattaforme varie siamo ormai abituati a vivere perennemente connessi. Il termine “scrolling” indica lo scorrimento dei contenuti che visualizziamo sul display dei nostri cari smartphone: scrollare continuamente da un post all’altro, da una notizia all’altra, può rivelarsi una vera e propria rovina in grado di influire negativamente sulla nostra quotidianità. Vediamo per quale motivo.
Diversi studi hanno dimostrato che Internet ed i social network possono creare dipendenza. Tali piattaforme ci catapultano in mondo fatto di like, commenti e post che si propongono all’infinito sui nostri schermi. A volte entriamo su Instagram, Facebook o TikTok pensando di dare una veloce occhiata ai post più recenti, per poi ritrovarci inghiottiti da video, foto e notizie.
Lo “scrolling”, in molti casi, si trasforma in un comportamento ossessivo e compulsivo, che coinvolge soprattutto i più giovani ma anche molti adulti. In base a quanto merso dal rapporto Estado Movil dello scorso anno, la media del tempo impiegato a scrollare tra i post è di circa 5 ore. Si tratta di una quantità di tempo notevole, che passiamo piegati con lo sguardo fisso sullo schermo e il dito puntato sul display. Non è difficile immaginare che tutto ciò abbia implicazioni negative sulla nostra salute a livello fisico e non solo.
Gli effetti dello “scolling” infinito
Lo “scrolling” riesce ad alterare il modo in cui percepiamo il tempo. Ne ha parlato Peter Tse, docente di Neuroscienze Cognitive presso il Dartmouth College. Quando il nostro cervello presta particolare attenzione a determinati contenuti tende ad elaborare un numero maggiore di informazioni. Così “gli eventi sembrano durare più a lungo”. Come spiegato dall’esperto: “Quando prestiamo attenzione, elaboriamo più informazioni per unità di tempo.
La situazione si ribalta sui social come Instagram: il nostro cervello si ritrova davanti ad una serie di informazioni pressoché infinita venendo invaso da notizie che “sembrano tutte troppo simili” e finiscono col rendere l’esperienza dello “scrolling” sempre uguale. L’attenzione cala e la percezione del tempo si modifica. I minuti e le ore passano a tutta velocità senza che ce ne rendiamo nemmeno conto.
Scrollare può creare dipendenza per diversi motivi. Da un lato, leggiamo quotidianamente notizie (in particolare quelle cattive) che nella maggior parte dei casi vengono realizzate con l’obiettivo di catturare il nostro interesse e far nascere in noi le emozioni più primordiali (rabbia e paura). Dall’altro ci sono gli algoritmi, che svolgono un ruolo molto importante facendo apparire sui nostri display contenuti “su misura” per noi e dando vita ad un circolo vizioso che gli studiosi definiscono “infinite scroll”.