Stando a quanto emerso da uno studio, i segnali GPS potrebbero essere sfruttati per individuare tsunami anche prima dei sismografi
Si tratterebbe di una vera e propria svolta per la ricerca. Secondo quanto rilevato da alcuni esperti in seguito ad uno studio, i segnali GPS potrebbero venire utilizzati anche per individuare pericoli naturali e tsunami. Ad averci lavorato alcune università del Giappone, in collaborazione con lo University College London.
Dai risultati emersi, pare che il GPS sia in grado di riconoscere anche le onde distruttive dallo spazio, fino a diramare allarmi in tempi molto più celeri rispetto a quanto fanno oggi i sismografi. Ci saranno ulteriori approfondimenti a riguardo, ma potremmo essere di fronte ad una scoperta rivoluzionaria.
Ogni qualvolta si genera un’onda anomala, si crea un movimento sufficiente per far sì che nasca un effetto a catena in direzione dell’atmosfera. Salendo verso l’alto, l’aria dà vita ad una specie di onda acustica che arriva fino alla ionosfera. Si parla di una distanza di 200 km dalla superficie terrestre, con l’intensità che aumenta nel corso del “viaggio”. L’effetto in questione va a modificare la densità degli elettroni nella ionosfera. Una alterazione che modifica i segnali radio che i satelliti GPS mandano ai ricevitori terrestri.
L’idea dello studio è quella di sfruttare strumenti o metodi alternativi per interpretare eventuali cambiamenti dei segnali radio, così da segnalare l’arrivo di potenziali tsunami o altri pericoli naturali. I vantaggi di una soluzione di questo tipo si ritroverebbero innanzitutto nella sostenibilità economica, considerando che stiamo parlando di infrastrutture già esistenti e funzionanti. E poi le tempistiche. Se l’allarme viene lanciato in anticipo rispetto ai sismografi, ci sarà più tempo per prevenire eventuali problemi e correre ai ripari. Siamo comunque alle fasi iniziali della ricerca, e ci vorrà del tempo prima che si possa considerare uno standard operativo.
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